Incerottata, ingessata, con molti, troppi assenti, la nazionale di Basket porta a casa la terza vittoria all'ultimo secondo con una stoppatona di Gigi Datome e vola ad Istanbul, dove sabato giocherà contro la Finlandia del ventenne Markkanen, già dei Chicago Bulls.

Poco conta ora la partita vinta con la Georgia: dovevano vincere e questo hanno fatto

Ma iniziare il 4° quarto a 11 punti di vantaggio (poi 15) e finire all'ultimo secondo a stoppare il tiro del possibile pareggio e supplementari la dice lunga sulla tenuta nervosa.

Se contro la Lituania la sconfitta poteva essere messa in preventivo (del resto, se non siamo mai riusciti a battere i lituani, un motivo ci sarà) con la Germania alcuni aspetti come il braccino corto al tiro e qualche giocata assassina hanno dimostrato che i postumi della prima sconfitta forse non erano stati del tutto assorbiti. Ed anche gli ultimi minuti della partita di oggi sono forse più di testa: arrivare al 43% dalla lunetta (e Aradori a sbagliarne uno proprio all'ultimo, sigh) e qualche palla persa di troppo suggerirà a coach Messina di lavorare sì sul fisico, ma soprattutto sulla testa dei suoi ragazzi.

Molti meriti di questa qualificazione nel girone delle 16 migliori d'Europa vanno comunque a Ettore Messina. Ha saputo plasmare un gruppo coeso e volitivo, conscio dei propri limiti ma con tanta voglia di superarli, che ha saputo fare del collettivo e della fase difensiva i suoi punti di forza. Dove avevamo problemi il coach ha proposto soluzioni e i giocatori, sperimentandole sul campo, hanno rafforzato gara dopo gara la propria personale autostima. Con un sempre grande Belinelli, l'essenzialità di Datome, il sacrificio di Cusin e Melli, la freschezza delle nostre guardie e la voglia delle seconde linee l'Italbasket ha offerto all'inizio ottime prove ed anche nelle due sconfitte ha comunque lottato e giocato, rialzando all'ultima la testa.

Un discorso a parte merita Ariel Filloy, argentino naturalizzato di Cordoba, ex guardia della Reyer Venezia ed ora ad Avellino. Un gigante di 190 cm che imposta, difende, tira (e bene) ma soprattutto spinta costante per i compagni e spina nel fianco degli avversari di turno. Anche oggi, con l'ultima entrata, è stato protagonista.

Un torneo lungo e complicato questo Europeo itinerante, ma sinora abbiamo dimostrato di saperci stare e di saperlo giocare, e soprattutto di avere tanta voglia di continuarlo e di arrivare fin dove sarà possibile.

L'altra sera la nazionale di calcio, al Mapei Stadium, ha rosicchiato una stiracchiata vittoria con Israele, con di fronte ora la ricerca di un punticino per uno spareggio. Aver visto le due nazionali in azione ha dimostrato in modo inequivocabile la differenza a favore della compagine del parquet: essere una squadra.

Di questi tempi, in Italia, non è poco.