Si infoltisce di una nuova realtà il folto gruppo degli schieramenti che, alla prossima tornata elettorale, chiederanno al popolo della sinistra italiana di votarli.

Dalla pic manca SeL, nata dalla debacle della Sinistra Arcobaleno e sopravvissuta grazie alla coalizione voluta da Vendola ed accettata da Bersani nelle elezioni del 2013 (ricordate la durata post elettorale della coalizione vero?), in parte confluita in Sinistra Italiana, ma il numero di simboli è già decisamente ampio.

L'avvento di "Liberi e Uguali" dovrebbe riunire i partitini di Fratoianni, Civati e Speranza sotto le tre foglioline (e se magari le tre foglioline non simboleggiassero "la presenza femminile" ma proprio i tre partitini?); queste fusioni, già ampiamente sperimentate nella Prima Repubblica, non rappresentano quindi nulla di nuovo sotto il sole.

La genesi e gli inciampi

Dallo start ufficiale dello scorso 25 febbraio di Articolo Uno - MDP è già stato necessario presentare un nuovo nome e un nuovo logo, ideato troppo in fretta e graficamente raffazzonato.

Sulla presentazione del nuovo simbolo effettuata da Pietro Grasso in televisione, presentato a "Che tempo che fa" come presidente del Senato e che nel tempo dell'intervista con Fabio Fazio si è trasformato in candidato premier del nuovo partito si è già scritto tanto.

Della conversione di Laura Boldrini si è scritto di meno; forse coinvolta per bilanciare almeno in parte la predominanza maschile, forse adescata con promesse post voto, anche la terza carica dello Stato inciampa nel conflitto di interessi che pone i presidenti delle camere come "super partes" durante il loro mandato.

Il futuro?

Sessanta giorni. Questo il tempo rimanente alla neonata formazione per definire le liste e i listini, spartirsi i seggi (occhio agli uninominali!) e forzare i tempi di una campagna politica ovviamente compressa nel poco tempo a disposizione.

E la sinistra?

Con Pisapia e Scelta Progressista in silenzio, il PD cerca di serrare i ranghi e presentarsi il più unito possibile alla consultazione elettorale.

Impresa non semplice, vista la pervicacia di alcuni esponenti (anche di spicco) nel minare in ogni possibile occasione la fragile coesistenza delle diverse anime del partito.

Se Atene piange, Sparta non ride

Non che a destra la situazione sia più rosea. Se Berlusconi ad ogni occasione afferma l'esistenza di un patto, Salvini dichiara che sarà necessario un accordo scritto. Si vedrà. Ci aspetta un inizio di 2018 frenetico, convulso e probabilmente pieno di sgambetti, colpi bassi ed altre nefandezze. Divertiamoci almeno in campagna elettorale. Dopo il 4 marzo pochi, forse nessuno, potrà sorridere.