In questo primo mese del 2018 siamo stati bombardati da un turbinio di Promesse elettorali, le più svariate e sguaiate.
Non che il 2017 si fosse salvato, anzi. Già ben prima della definizione della data elettorale, non c'era giorno nel quale il politico di turno non si avventurasse in promesse dal costo miliardario, senza affermare contemporaneamente da dove queste risorse sarebbero state prelevate, come se le casse dello stato Italia si potessero riempire magicamente.
Visto che ancora nessuno sembra aver trovato la fantomatica cornucopia, fissiamo per chiarezza alcuni paletti fondamentali per una prima comprensione.
Clausola di salvaguardia
Parte della legge di Bilancio approvata a fine 2017 accantona risorse per evitare l'innesco della clausola di salvaguardia, richiesta dalla UE nel 2016 e prorogata di un anno grazie alla copertura sopra indicata. Ogni qualsiasi ulteriore intervento di spesa che non indichi chiaramente da quale fonte siano distolte le risorse necessarie alla copertura rischia di innescare automaticamente l'aumento dell'IVA, con gli effetti deflazionistici che possiamo immaginare: contrazione delle spese e degli investimenti privati, ritorno all'oblio per alcuni mercati in lieve ripresa (ad esempio l'immobiliare) e tanto altro. Una pacchia insomma.
Flat Tax
L’articolo 53 della Costituzione indica che tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva, aggiungendo che il sistema tributario è informato a criteri di progressività.
Diventano quindi lampanti i rischi di incostituzionalità di uno dei cavalli di battaglia elettorali.
Reddito di povertà
Questo tipo di intervento è previsto da più parti, ma in diverse modalità. La legge di Bilancio ha approvato il reddito di inclusione (REI) che prevede già dal 2018 l'intervento a favore di nuclei familiari meno abbienti, con un ciclo progressivo che porterà la legge, nel 2020, a intervenire, in pratica, su tutta la categoria.
Non solo. Rende obbligatorio un percorso individuale di ricollocazione professionale (gestito dai Comuni) teso al ritorno alla produttività dell'individuo. E con le copertura di spesa previste per tutto il triennio.
Un' altra proposta prevede invece un reddito fornito dallo Stato più alto ed indiscriminato (ricchi o poveri) a chiunque non percepisca un reddito.
Viene prevista anche la copertura necessaria, ovviamente da verificare sul campo. La nostra perplessità su una cifra più elevata nasce dalla considerazione che alcune categorie potrebbero ritenere sufficiente tale entrata, senza cercare con la dovuta attenzione un posto di lavoro. La proposta parla di obbligo di accettare uno dei primi tre lavori proposti (che già sappiamo non avranno tempi brevi visto l'andamento generale dell'occupazione) ma non indica le eventuali sanzioni a carico del beneficiario negligente.
Evitiamo quindi di cadere nella promessa elettorale attraente ma piena di effetti collaterali: l'italia ha già dato sotto questo punto di vista e comunque, in fondo, alla fine, chi paga, siamo noi.