Dati statistici a livello di Comunità Europea mettono l’Italia al terzo posto tra gli Stati in materia di tassazione per lo studio universitario. Le tasse che le famiglie di studenti sono costrette a pagare in Italia, sono inferiori solo al Regno Unito ed all’Olanda. Un dato che non coincide con la qualità dei nostri atenei, largamente inferiore al resto d’Europa. Ancora le statistiche confermano come la percentuale di laureati in Italia sia nettamente al di sotto della media europea, così come la percentuale di studenti meritevoli di borsa di studio.
Il surplus di tasse pagate quindi, non rispecchia la qualità dei servizi offerti. Oltretutto, sembra che alcuni atenei applicano tasse ben al di sopra del massimo consentito, utilizzando una pratica che alcuni tribunali hanno già definito illecita.
Di cosa parliamo
Le hanno definite “Università fuorilegge” quelle che appunto, applicano una tassazione maggiore di quella consentita dalla normativa attuale. Per esempio, in Lombardia, all’Università di Pavia, gli studenti hanno adito le vie legali, prima al Tribunale Amministrativo Regionale e poi al Consiglio di Stato proprio per contestare l’eccessiva tassazione a cui erano soggetti.
Un ricorso vero e proprio che ha avuto esito positivo, con i giudici che hanno sancito a favore degli studenti, 8 milioni di rimborsi per gli anni a partire dal 2007/2008. Quell’anno scolastico infatti segna la soglia relativa alla prescrizione della possibilità di richiedere la restituzione delle somme indebite pagate. Il caso di Pavia crea un evidente precedente che può essere richiamato da altri studenti nella stessa situazione.
Atenei non in regola
Il limite della tassazione fissato dal nostro ordinamento è il 20% e quasi tutte le Università superano il limite. Oltre Pavia, quelle in cui, in base ai dati delle associazioni studentesche, il limite è sforato maggiormente sono: Università degli Studi di Varese e Como, Bologna, Bergamo, Padova, Modena e Reggio Emilia, Torino, Verona e Ferrara.
Inoltre, tra le più rinomate, anche la IUAV e la Cà Foscari di Venezia, la Bicocca o il politecnico di Milano. Si tratta di nomi ufficiali tanto è vero che recentemente, il Ministero dell'Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), ha reso pubblico questo elenco. Proprio il Ministero è l’ago della bilancia di questa situazione, perché fissa il limite oltre il quale le Università non possono andare. Il tutto commisurato al finanziamento che lo Stato eroga agli Atenei. Le Università non possono chiedere agli studenti tasse superiori al 20% dell’importo ricevuto dallo Stato come FFO, cioè il Fondo di Finanziamento Ordinario.
Nessuna scappatoia per le Università
L’anomalia non è una novità delle ultime ore, tanto è vero che sull’argomento intervenne anche il Governo Monti.
All’epoca si cercò di salvaguardare gli atenei escludendo dal calcolo del 20%, quanto richiesto agli studenti fuoricorso. Una specie di sconto offerto alle Università, il cui operare fuorilegge era apparso evidente. Uno sconto che ha bonificato la situazione postuma, cioè quella successiva all’entrata di questo decreto del Governo Monti. L’iniziativa non ha sanato gli anni precedenti e quindi, ipoteticamente, le Università potrebbero essere tenute a rimborsare il surplus di tasse pagate tra l’anno accademico 2007/2008 e quello 2012/2013. Ricorrere è possibile proprio richiamando la sentenza sul caso di Pavia, con molti pool di avvocati, studi legali ed associazioni di studenti che sono pronte a vere e proprie class action.