E' stato probabilmente il fenomeno del gaming mobile dell'anno. L'app probabilmente più attesa, anche in virtù di una campagna pubblicitaria (al limite dell'ingannevole) mirata ad attirare gli appassionati del genere. Parliamo chiaramente di Pokemon Go, applicazione realizzata da Niantic che ha portato i Pokemon su dispositivi mobili, con grande gioia degli allenatori di tutto il mondo. Oggi, a distanza di mesi dall'uscita di questo gioco, fortemente basato sulla realtà aumentata che permette di "vedere" i vari pokemon nei luoghi visitati, la compagnia sviluppatrice e la stessa Nintendo si trovano investiti da molteplici denunce.
Privacy
Uno dei fili conduttori di queste denunce (72 per l'esattezza), sembrerebbe essere la violazione della privacy attuata nei confronti degli utenti dell'app. Chiaro che per fruire completamente delle funzioni dell'app gli utenti siano "costretti" a mantenere attiva la geolocalizzazione, fornendo in tempo reale dati sui loro spostamenti e sui posti frequentati. In parallelo, molte sono le denunce arrivate per violazioni di proprietà privata. Molti giocatori, infatti, pur di catturare esemplari rari, non tenevano conto delle normali limitazioni di legge e di senso civico, introducendosi in abitazioni e luoghi privati pur di continuare la caccia.
Termini di servizio
Uno dei casi più eclatanti ed interessanti, riguarda un utente che ha visto il suo account bannato per l'utilizzo di un software esterno che permetteva di localizzare più facilmente i Pokemon.
Cosa questa, che viola apertamente i termini di servizio imposti da Niantic e Nintendo per l'utilizzo dell'app, peccato però che questo utente avesse "investito" la modica cifra di 450$ in microtransazioni. A fronte del ban, l'utente ha richiesto un rimborso completo che verrà probabilmente negato, proprio a causa della precedente violazione delle regole sull'uso del gioco. L'alternativa richiesta dall'utente e probabilmente più fattibile, sarebbe la riattivazione dell'account bannato.
Pubblicità ingannevole?
In ultimo, ma non meno importante, Niantic e Nintendo sarebbero al momento passibili di altre citazioni per pubblicità ingannevole: chi ricorda gli spot pubblicitari trasmessi prima del rilascio del gioco?
I video promozionali mostravano la chiara possibilità di scambiare Pokemon con amici ed eventualmente di affrontare altri allenatori in scontri "live" 1 contro 1. Inutile sottolineare che, all'uscita negli store, l'app permettesse a malapena di sfruttare la realtà aumentata per visualizzare i Pokemon nell'ambiente circostante e procedere alla loro cattura. Le battaglie, invece, erano già limitate alle palestre da conquistare a suon di combattimenti con allenatori già insediatisi in una determinata palestra. La palla adesso passa a Niantic e Nintendo che, comunque, si trovano in una situazione poco lusinghiera, dopo l'exploit vissuto al momento del lancio del gioco e nelle settimane seguenti.