Adagiata in Abruzzo, tra le province di Chieti e Pescara, la Majella, così imponente e selvaggia, colpisce da sempre la fantasia di chi la osserva. Pare quasi che si levi direttamente dal mare e al contempo raccolga il proprio lunare manto allo scopo di isolarsi dalle pianure sottostanti. Si tratta di una meta di vacanza ideale per gli amanti della montagna.
La cima più alta di questa catena montuosa è il Monte Amaro con 2793 metri.
La leggenda della Pleaide Maja
Leggenda vuole che la pleiade Maja fuggì dalla Frigia per portare in salvo il suo unico figlio Ermes, un gigante ferito in battaglia; perciò trovò rifugio tra i boschi ed i monti dell’Abruzzo alla ricerca dell’erba miracolosa che le permettesse di salvarlo.
La montagna, però, essendo inverno era ricoperta dalla neve, rese vano ogni suo tentativo e l’amato figlio morì. Maja, inconsolabile, vagò a lungo per i boschi e, logorata dal pianto e dal dolore, esalò l’ultimo respiro sul monte che l’accolse e che oggi porta il suo nome: la Majella. La montagna prese così la forma di una donna impietrita dal dolore riversa su sè stessa con lo sguardo fisso al mare.
Club 2000 e Monte Amaro
Costellata di cime oltre i 2000 metri, la catena montuosa della Majella ha da poco conosciuto il fenomeno del collezionismo di vetta. In particolar modo il suo punto più alto, il Monte Amaro (2793 metri), è diventato punto di estremo interesse per gli escursionisti d’alta montagna. La Via Normale, oggi ribattezzata Sentiero del Parco (e contraddistinta dalla lettera P), collega tutte le vette settentrionali del massiccio (Blockhaus, Cavallo, Focalone, Murelle, Pomilio, Tre Portoni ed Amaro) in una vera e propria maratona di trekking, che metterà a dura prova l’avventuriero non soltanto per la difficoltà ma soprattutto per la durata. Metri e metri di dislivello separano il Rifugio ‘Bruno Pomilio’, starting point del trekking, dal rossissimo bivacco Pelino posto sulla cima del Monte Amaro.
Nel tragitto è possibile ammirare l’anfiteatro delle Murelle, ospitante da secoli un’opera teatrale, con assoluti protagonisti i camosci, talmente bella che i cuori dei gitanti stentano a staccarsi da tanta maestosità; l’altopiano di vetta del Monte Focalone: uno dei pianori d’alta quota più belli dell’intero panorama montano italiano dove la vista può vagare dal Monte Amaro al Sant’Angelo, passando per il Rotondo, i Tre Portoni ed il Pescofalcone; e via via, passo dopo passo, il Monte Pomilio, i Tre Portoni e, superato l’ultimo ostico traverso, l’altopiano che introduce la vetta.
‘Monte Amaro - 2793 metri’: il tetto di Maja. Da lassù sarà possibile vedere il mare che gioca a nascondino e i paesini circondanti la "montagna madre" sembrare piccole macchie di umana vita immerse in una natura selvaggia e ruspante con la quale hanno evidentemente stretto un patto di non belligeranza.
Si tratta di una cima che lascia, nel cuore di chi l’ha scalata, un senso di stupore e meraviglia come poche altre nel panorama nazionale (e non solo). Il paesaggio, così aspro, duro, crudo, trasmette un’indomabilità che, forse, appartiene soltanto ai giganti Himalayani. Visitandola, si ha la continua sensazione che la montagna possa improvvisamente decidere di rendere l’escursione impervia, se non impossibile. Si ha la netta sensazione di essere su una Luna con vista mare.