C'è un'Italia che fa paura. E' l'Italia dei vulcani, dei terremoti, delle frane. Qualche giorno fa un articolo sul Vesuvio, pubblicato sull'edizione online di un quotidiano nazionale ha scatenato il caos: "Pronto a nuova eruzione". Il panico. Ma l'articolo era confuso, la notizia inesatta, il titolo assurdo. E difatti il direttore dell'Osservatorio Vesuviano, Giuseppe De Natale, è intervenuto con una nota per spiegare, chiarire, smentire.

La cosa certa è che il Vesuvio negli ultimi settantuno anni non ha mutato il suo stato di quiescenza. E De Natale lo aveva spiegato già a febbraio scorso.

Campi Flegrei, il vero rischio

Ma basta spostarsi di qualche chilometro per imbattersi in un'altra area vulcanica tutt'altro che inattiva: i Campi Flegrei, per i quali gli studiosi dell'Osservatorio Vesuviano stanno conducendo da anni un monitoraggio costante. Marcello Martini, vulcanologo, è stato direttore dell'Osservatorio Vesuviano, spiega che i Campi Flegrei dal 2005 in poi hanno manifestato un sollevamento continuo, anche se molto lento, pari a circa 30 centimetri in 10 anni: “Questo fenomeno - dice Martini - da un punto di vista interpretativo, in seguito pure a ricerche scientifiche realizzate, ha reso possibile la conoscenza della presenza in loco di una sottilissima lente di magma a bassa profondità”.

L'Osservatorio Vesuviano invia alla Protezione Civile un bollettino mensile sul Vesuvio e uno settimanale sui Campi Flegrei, e questo può servire a comprendere la differenza del livello di attenzione sui due fenomeni.

“Quello dei Campi Flegrei è un fenomeno comunque lento nel suo progredire e non dà elementi di preoccupazione ma solo di attenzione – specifica poi Martini -. L'unica novità è nell'interpretazione della causa, in quanto i recenti studi, tramite tecnologie via satellite e gps, hanno reso possibile stabilire che parte dell'innalzamento è anche dovuto a questa lente magmatica relativamente piccola, che potrebbe addirittura raffreddarsi nel tempo”.

Il Vesuvio

Tornando al Vesuvio, Martini spiega ancora che pur essendo un vulcano con i suoi precedenti e una storia di attività, attualmente dà segnali di calma con una deformazione del suolo leggermente in discesa anziché in salita.

Ciò nonostante la vigilanza deve essere sempre alta e i piani di emergenza sempre aggiornati. In Italia sono dieci i vulcani attivi, tutti nel centro-sud, comprendendo in questa categoria i vulcani che hanno fatto registrare attività negli ultimi 10.000 anni. Stromboli e Etna sono in attività persistente; però, dal sito dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia fanno sapere che tutti e dieci, tra cui il Vesuvio, potrebbero produrre eruzioni in tempi brevi o medi.

Il Piano di emergenza elaborato per il Vesuvio dalla comunità scientifica e adottato dalla Protezione Civile nel 2001 è stato aggiornato nel 2007; nel 2014 poi sono state aggiunte altre zone, altre centocinquantamila persone da evacuare in caso di eruzione.

“Ma un piano ha diverse strutture, con una gestione globale dell'emergenza, la definizione dell'area a rischio e le indicazioni relative alle destinazioni delle comunità evacuate. Poi nel dettaglio entrano i piani particolareggiati, legati molto più ai territori, alle istituzioni locali. E a questo punto bisogna chiedersi: il piano complessivo esiste ma com'è la situazione comune per comune?”. Anche su questo pone l'accento il vulcanologo Marcello Martini. 

I terremoti

Intanto il Paese continua a tremare. Da nord a sud, con scosse di intensità tra 1 e 2 gradi di magnitudo; in qualche caso anche di 3 e oltre, come i 3.7 gradi registrati nel Bellunese il 18 agosto, i 3.5 di Ravenna il 24 agosto e il sisma di 3.1 gradi rilevato il 26 agosto al largo della costa Ionica Catanzarese.

Nelle ultime 24 ore, poi, un continuo tremolio si è verificato nell'area tra Perugia e Rieti: 15 scosse fino alle prime luci dell'alba di oggi, 9 nella provincia di Perugia, 6 in quella di Rieti, la più forte di magnitudo 1.9.