Italia, Paese di Santi, navigatori, poeti e…vulcani. Ce ne sono diversi, sebbene i più attivi si trovino in Sicilia, come l'Etna e lo Stromboli. I quali, quando eruttano, danno vita a immagini spettacolari e fortunatamente non eccessivamente pericolose. Il primo soprattutto quando c'è la neve, regalando immagini degne dei vulcani islandesi; il secondo perché vicino al mare, regalando un contrasto fuoco-acqua meraviglioso. Poi ce ne sono altri, spenti ormai per sempre, sui quali sono sorte perfino città (si pensi a Roccamonfina). O che si trovano sott'acqua, come il Marsili, tra la Campania e la Calabria.

E poi c'è lui, il Vesuvio, che dorme fortunatamente da settant'anni ma le cui eruzioni possono essere disastrose, sia per la speculazione edilizia che si è profusa nei suoi dintorni, sia per l'emissione di polveri che potrebbe ricoprire città a chilometri di distanza. Per non parlare poi delle forti scosse di terremoto. Non a caso viene spesso incitato negli sfotto di alcune tifoserie.

Ma c'è un altro vulcano, ancor più potente del Vesuvio. Di cui si conosceva già l'esistenza, ma non la potenza e le dimensioni. Vediamo dove si trova e perché è da temere.

Parliamo dei Campi Flegrei, in provincia di Napoli

Come riporta Libero, ma ne hanno parlato anche alcuni servizi dei telegiornali, il vulcano in questione sono i cosiddetti Campi Flegrei, purtroppo per i napoletani sempre in provincia di Napoli.

Contrariamente a quanto si possa pensare, quindi, non è il Vesuvio il vero pericolo per la penisola. Si estende da Monte di Procida a Posillipo. E' considerato tra i dieci più potenti al Mondo, essendo della stessa tipologia di quelli dello Yellowstone e del Long Valley Caldera negli Stati Uniti. Il vulcano dà vita al particolare fenomeno del bradisismo, ossia innalzamento e abbassamento della superficie causato dal magma e dall'acqua presente nelle rocce.

A spiegare il fenomeno ci pensa il geologo Giuseppe De Natale: ''il magma sale fino a cinque-sei Km e riscalda l'acqua che fa gonfiare le rocce, provocando il sollevamento del suolo". La consolazione è che le sue eruzioni, benché potentissime, sono altrettanto molto rare.

Lo studio che ne sta permettendo una maggiore conoscenza

Il Vulcano è stato studiato dall'interno per la prima volta grazie a una perforazione di cinquecento metri, nell'ambito del progetto ''Campi Flegrei Deep Drilling Project''. Perforazione che però ha creato non poche proteste da parte della popolazione locale, giacché si teme che possa risvegliarlo. Nel frattempo, gli studiosi stanno creando un secondo pozzo molto più profondo, di quasi quattro chilometri, per osservare con tecnologici sensori di profondità vari aspetti del vulcano, dalla temperatura alla sismicità.