sahara sempre più verde e piovoso mentre i paesi dell'Europa meridionale dovranno fare i conti con fasi siccitose sempre più prolungate. Ecco una delle tante conseguenze del cambiamento climatico in atto. Eppure è già più volte successo in passato. Secondo un recentissimo studio condotto da un team di ricercatori e climatologi tedeschi e statunitensi, molte vaste aree desertiche poco a sud del più vasto e gigantesco deserto della Terra presto potrebbero diventare nuovamente verdi per via di una tendenza all'aumento delle precipitazioni, indotto dal sensibile rinforzo del flusso umido legato al "monsone di Guinea" destinato a spingersi sempre più verso nord.
Mentre l'ampia cintura degli anticicloni sub-tropicali, normalmente nota con il termine di "Cella di Hadley" e ubicata attorno i 30' di latitudine, non lontano dal tropico, è destinata a salire sempre più a nord, fino a raggiungere buona parte del Mediterraneo durante i periodi estivi, prolungando le fasi di siccità e le ondate di calore che sempre più spesso interessano il nostro territorio.
Ecco come il Sahara è destinato a diventare sempre più verde
In sostanza, secondo il suddetto studio, l'aumento delle temperature delle acque superficiali degli oceani, in modo particolare quelle dell'Atlantico equatoriale (poco ad ovest del Golfo di Guinea), comporterebbe, nei mesi estivi, una notevole intensificazione dell'umido "monsone africano", il quale riuscirebbe a spingersi ben più a nord della norma, raggiungendo l'area più meridionale del Sahara con il suo carico di umidità oceanica che causerebbe un notevole incremento delle precipitazioni annue.
Soprattutto nelle aree desertiche e semi-desertiche, lungo il confine fra Sahel e Sahara.
Di tutta risposta però, mentre l'umido "monsone africano" si spingerà nel cuore del deserto, il torrido anticiclone sub-tropicale africano, che normalmente durante tutto l'anno domina lo scenario meteorologico della regione sahariana, sarà costretto ad ergersi verso latitudini più settentrionali, invadendo con maggiore frequenza il Mediterraneo e i paesi dell'Europa meridionale. Ciò comporterebbe un inevitabile aumento, non solo delle onde di calore, ma anche delle fasi di clima molto secco che sono alle basi della siccità e degli incendi.
Si tratta di configurazioni climatiche nuove, figlie del cambiamento climatico, e destinate a ripetersi sempre più con una frequenza nei prossimi anni, in previsione di un ulteriore incremento delle temperature medie globali.