La dieta flexitariana di Meghan Markle è la risposta green ed ecosostenibile alla dieta low carb (Dukan) di Kate Middleton: una sfida di stile e di regimi alimentari efficaci per mantenersi in forma. E questa volta è Meghan la regina perché, oltre a far bene a se stessa, fa bene al pianeta. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Nature e ripreso dalla BBC, la dieta flexitariana possiede tre punti di forza: migliorare il benessere del corpo, dimezzare lo spreco alimentare e riprogettare l'attività agricola in modo da alleggerire l'impatto dell'alimentazione umana sul'ambiente.
Che cos'è una dieta flexitariana
L'intento della dieta flexitariana, infatti, è chiaro e guarda ad un benessere olistico del pianeta integrato con la persona umana, non solo allo stato di forma di quest'ultima senza considerare impatti e ricadute ambientali. Le diete low carb (tra cui la dieta Dukan seguita da Kate Middleton) sono spesso accusate di essere regimi alimentari poco salubri per l'uomo a causa di un eccesso di proteine. Che non solo produrrebbero un eccesso di corpi chetonici difficili da smaltire e causa dell'aumento dei radicali liberi che causano l'invecchiamento cellulare. Ma avrebbero un impatto ambientare terribile: l'allevamento di animali in maniera intensiva non è ecosostenibile a causa di un elevato consumo di acqua, di terreni coltivati e, non per ultimo, di questioni morali sulla mattanza degli animali stessi.
La dieta flexitariana di Meghan Markle, invece, si propone si essere più equilibrata da punto di vista della sostenibilità sul pianeta, oltre a garantire un ottimo aspetto fisico (fino a perdere 4 kg alla settimana, depurandosi ed eliminando tossine causate dall'assunzione di proteine animali). Si basa sul consumo di una ridotta quantità di proteine (carne e pesce, pochi formaggi) e un incremento della quantità di fibre e vitamine ricavate da frutta e verdura. È stata abbracciata da molte star dello spettacolo, partendo da Gwyneth Paltrow fino a Cameron Diaz, compreso Richard Branson, Ellie Goulding ed Emma Thompson.
Il parere degli esperti
Il pianeta sta soffrendo. È questo il parere degli scienziati che stanno cercando un modo per tamponare sul breve termine, e poi risolvere sul medio e lungo termine, la condizione del pianeta Terra.
Questo di fronte ai cambiamenti climatici e culturali di questo ultimo secolo, al fine di garantire un futuro eco-sostenibile per tutti entro il 2050. Se si fallisse nell'impresa, l'impatto del sistema alimentare in uso nei paesi industrializzati potrebbe aumentare fino al 90%, con conseguenze gravissime.
Secondo gli scienziati, quindi, bisogna agire in maniera integrata su una triplice strada: migliorare il benessere umano, ridurre gli sprechi e ripensare all'attività agricola. Il dottor Johan Rockstroem, direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, ha dichiarato che "Sfamare una popolazione mondiale di 10 miliardi di persone è possibile, ma solo se cambiamo il modo in cui mangiamo e produciamo il cibo".
Gli fa eco Marco Springman, dell'Università di Oxford il quale, concentrandosi sui benefici dei regimi alimentari plant based (ossia, quelli vegetariani e vegani) ha aggiunto che bisogna agire migliorando le coltivazioni i cui prodotti hanno più influenza sulla Salute umana, come frutta, legumi e verdura, ma non basta. Occorre contemporaneamente "aumentare l'efficienza dell'uso delle acque e un migliore monitoraggio e riciclaggio dei fertilizzanti, perché molti di questi si perdono e finiscono nei fiumi e negli oceani". Inoltre, evitare gli sprechi di alimenti che quotidianamente finiscono nella spazzatura ridurrebbe l'impatto ambientale agricolo del 16%.
La palla passa a Fabrice de Clerck, tra gli esponenti dell'Eat Forum che ha finanziato lo studio, il quale puntualizza come per affrontare, combattere e vincere la lotta agli sprechi sia necessario intervenire sulla sensibilizzazione dell'intera catena alimentare, incluse le fasi di stoccaggio, trasporto, imballaggi ed etichettatura dei prodotti alimentari. E auspica cambiamenti anche nella legislazione in materia alimentare e nel comportamento commerciale sia dei consumatori che dei venditori.