La Commissione dell'Unione Europea ha recentemente manifestato l'obiettivo di monitorare e salvaguardare l'Ambiente e il terreno dell'Artico.

"Vogliamo che il petrolio e il gas dell'Artico rimangano nel terreno e cercheremo di ottenere una moratoria internazionale a riguardo", ha dichiarato il commissario Ue per l'ambiente, Virginijus Sinkevicius.

Contestualmente l'Ue ha annunciato anche l'apertura di un ufficio della Commissione Ue in Groenlandia con lo scopo di incrementare la presenza europea nell'area e per reindirizzare i fondi del Recovery Fund a progetti destinati a guidare la transizione verde nell'Artico e a migliorare la condizione delle popolazioni artiche.

In buona sostanza l'Ue vuole convincere Norvegia e Russia in primis e la Cina in seconda battuta, a rinunciare alla produzione di gas naturale, petrolio e carbone da nuovi giacimenti al Polo Nord.

Le riserve del nord sono sempre più contese

La Commissione Europea è stata promotrice di un accordo multilaterale tra stati che vieta lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi e di gas non ancora operativi e di nuova scoperta. Al momento è al vaglio una moratoria internazionale urgente, per bloccare le attività estrattive nella zona artica.

Stando a indiscrezioni non ufficiali, riportate da fonti straniere, l'Unione Europea, potrebbe vietare in futuro, ai propri paesi membri, di acquistare risorse energetiche provenienti da quelle zone, qualora non riuscisse a bloccare le estrazioni in tempi rapidi.

Ciò nonostante ad oggi le riserve energetiche di tale parte di globo sono molto richieste in Europa, difatti si stima che almeno l'87% della produzione russa dei giacimenti artici è destinata prevalentemente al mercato europeo.

Le motivazioni ambientali

Le motivazioni che hanno portato a questa decisione sono urgenti e molto serie, secondo Bruxelles. Il rappresentante estero dell'Ue e della Commissione europea per la comunicazione, Josep Borrell ha parlato della difficoltà di affrontare eventuali disastri ambientali, fuoriuscite di petrolio o gas, come già successo in passato in Siberia, dove in seguito a un calo di pressione nella centrale termo-elettrica TEZ-3 presso Norilsk, 300 km oltre il Circolo polare, 20mila tonnellate di combustibile diesel e lubrificanti sono fuoriuscite da una cisterna.

Sono problematiche le operazioni per eventuali soccorsi alle persone che vi lavorano, a causa delle impervie condizioni atmosferiche del luogo, difficile da raggiungere.

Importante argomento inoltre, che preoccupa l'Europa, è la situazione del cambiamento climatico che interessa la regione. Si stima che il cambiamento climatico al Polo Nord ha un'incidenza tre volte superiore rispetto al resto del mondo per surriscaldamento globale secondo il commissario Ue per l'Ambiente Virginijus Sinkevicius. Secondo le rilevazioni condotte dalla Nasa, sono 300 miliardi le tonnellate di ghiaccio che scompaiono ogni anno a ridosso del Polo Nord.

Situazione attuale tra gli Stati

Convincere la Russia a rivedere la sua strategia nell'Artico, quale maggiore estrattore, sarà complicato e di lunga attuazione, secondo gli analisti internazionali.

A oggi il maggior deterrente potrebbe essere quello di non acquistare le fonti energetiche estratte dai paesi produttori, tra l'altro le relazioni tra i due blocchi sono alquanto difficili per il raggiungimento di accordi bilaterali, dovuto alle sanzioni sanzioni e misure restrittive emanate dall'Unione Europea per l'affare della Crimea e delle relazioni tra Russia e Ucraina.

La Russia da anni impedisce all'UE nella qualità di organo sovranazionale, di ricevere lo status di osservatore ufficiale, presso il Consiglio Artico. Esso è un organo di osservazione, e cooperazione nella regione del Polo Nord, per la politica dell'Artico e delle sue popolazioni, istituito nel 1996 con la dichiarazione di Ottawa, e composto dalla Norvegia e dalla Russia, da alcuni paesi Ue (Finlandia, Danimarca e Svezia), oltre che dagli Stati Uniti, Canada e Islanda.