Il ministro degli Esteri cinese Wang Yi è in viaggio nel Pacifico per una tournée diplomatica. La sua missione è quella di visitare otto paesi nell'area insulare nel tentativo di garantire sicurezza e relazioni commerciali tra i Paesi.
La celerità con cui è stato organizzato il viaggio e la partenza improvvisa della delegazione cinese, composta da 20 dignitari, ha destato non poche perplessità nei paesi occidentali e alimentato i timori che la superpotenza cinese possa approfittare delle visite ufficiali e degli accordi commerciali per rafforzare la presenza militare nell'area.
Da parte del governo cinese è stato divulgato, tramite una bozza di documento inviata all'Associated Press, l'accordo commerciale che Wang Yi intende stipulare con le piccole nazioni coinvolte. L'accordo è di ampio raggio e va dalla sicurezza alla pesca.
La prima visita
La visita nelle Isole Salomone è la prima tappa di Wang Yi. La tournée diplomatica, annunciata un paio di giorni fa, prevede un tour di 10 giorni e vedrà Yi visitare otto paesi dell'Oceano Pacifico (Kiribati, Samoa, Fiji, Tonga, Vanuatu, Papua Nuova Guinea e Timor orientale).
Il primo ministro delle Isole Salomone Manasseh Sogavare ha accolto il ministro degli Esteri cinese tessendo le lodi della Repubblica Popolare e ha parlato di ammirazione per "il lavoro svolto dalla Cina nell'aver tirato fuori dalla povertà tante persone"
Penny Wond: 'Esorto tutti a considerare i vantaggi nel rimanere fedeli all'Australia'
La visita della Cina nel Pacifico ha subito destato l'interesse degli stati più influenti nell'area.
L'Australia ha riportato la notizia e preoccupata dall'escalation di una possibile "conquista cinese dell'area", ha mandato il proprio ministro degli Esteri Penny Wong, di ritorno da una visita ufficiale a Tokyo, alle isole Fiji, per una conferenza stampa. In un'intervista ufficiale Wong ha dichiarato: "Ogni stato è libero di scegliere i propri partner commerciali e può decidere quali accordi firmare, ma esorto tutti a considerare i vantaggi evidenti, nonché la storia che accomuna le nazioni coinvolte, nel rimanere fedeli all'Australia".
La situazione è costantemente sotto controllo anche da parte delle autorità americane. "Il Partito Comunista cinese che è al potere, diventa sempre più repressivo in patria e più aggressivo all'estero", ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinkin.
Restia a commentare l'accaduto è stato il ministro degli Esteri Neozelandese Nanaia Mahuta, incalzata dal giornalista Christopher Luxon del National, sull'efficienza dell'intelligence neozelandese, la Mahuta ha dichiarato che l'interesse della Cina nel Pacifico non è una sorpresa.
Hoadley, professore universitario di Auckland, si dice preoccupato
In una dichiarazione ufficiale, il professore associato di politica e relazioni internazionali dell'Università di Auckland, Stepen Hoadley, si è detto preoccupato dall'evolversi della situazione e di non comprendere, in qualità di esperto, fino a che punto le isole del Pacifico diventeranno dipendenti dalla Cina. Un esempio è l'accordo più recente che hanno firmato i due stati, Cina e Isole Salomone, che prevede l'invio da parte della Repubblica Cinese di forze di polizia armata e navi da guerra per assistere il governo. La preoccupazione maggiore è che la Repubblica popolare cinese (RPC), possa usare questi primi accordi, per assicurarsi delle basi militari nel Pacifico.
Hoadley immagina che questo sia il modello di "aiuto di stato" usato dalla Repubblica comunista, per aumentare la propria influenza nel Pacifico.
Le dichiarazioni ufficiali di Pechino
Pechino, in una nota ufficiale rilasciata dalle agenzie di stampa cinesi, ha ribadito che il viaggio del ministro degli esteri cinese Wang Yi nell'area si basa su una lunga storia di relazioni amichevoli tra la Cina e le nazioni insulari.
Il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin ha affermato che negli ultimi anni gli scambi e la cooperazione tra Pechino e le nazioni insulari si sono espansi in uno sviluppo che è stato accolto favorevolmente dai paesi del Pacifico.