Un calcio d'angoloda battere per il Barcellona contro il Villareal, Dani Alves,brasiliano di colore, si avvicina alla bandierina perriprendere il gioco. Dagli spalti alcuni ululati e versi razzisti,poi anche una banana che dagli spalti precipita verso il campoa pochi centimetri dal giocatore del Barcellona, a cui gli insulti asfondo razziale erano rivolti. Il brasiliano quindi si ferma per unattimo, raccoglie il frutto, lo sbuccia e lo mangia.

Poi batteil calcio d'angolo come se niente fosse.

Come riportato da diversetestate giornalistiche, tra cui "La Repubblica" nella suaedizione on-line, è stato questo il piccolo, improvviso e spontaneogesto con cui un ragazzo di colore, professione calciatore, hazittito, semplicemente con la forza della superiorità edell'ironia, le voci e gli ululati penosi e fastidiosi di quantiinterpretano ancora uno sport, lo sport più seguito al mondo, comeun'occasione per dare sfogo ai peggiori istinti.

Sicuramentesaranno rimasti delusi quanti si aspettavano la classica reazionerabbiosa e risentita da parte del giocatore preso di mira, da quelliche sono, senza mezzi termini, ignoranti e babbei,probabilmente dotati di un bassissimo livello culturale, e che nientehanno da spartire con qualunque sport e i suoi valori dirispetto e integrazione.

E come normale di questitempi, il gesto rimbalza fulmineo e quindi poche ore dopo, un altrobrasiliano, Neymar, compagno di squadra di Alves, twittavaautoscatti con banane sbucciate, mentre lo stesso Daniscriveva sui social una frase molto importante e che bene esprimel'atteggiamento con cui certe manifestazioni e certi personaggiandrebbero trattati: ridendo di loro. Ridendo, come siride di una cosa ridicola e senza senso. Come il razzismo appunto. 

Bravo Alves, ebravi a quanti, semplicemente trattandoli per il nulla cherappresentano, riusciranno a dare qualche altro colpo invisibile, mamolto forte, a tutti i razzisti che ancora inquinano losport, insieme a ogni senso di decenza.