L'uscita di scena dell'Everton, schiantato per 5-2 dagli ucraini della Dinamo Kiev, ha completato la "Waterloo" stagionale dei club di Sua Maestà: nessuna compagine britannica si è infatti presentata al sorteggio dei quarti di finale di Uefa Champions League e di Uefa Europa League, tenutosi a Nyon. Una simile debacle non si verificava addirittura dalla stagione 1992-93, quando le competizioni continentali erano 3.

Un ventennio durante il quale i club d'oltremanica hanno conquistato ben 9 trofei europei e numerosi altri piazzamenti importanti, che permettono tuttora all'Inghilterra di occupare il secondo posto del ranking Uefa dietro alla Spagna. Da ricordare in particolare la finale tutta inglese del 2008, quando al Luzhniki di Mosca il Manchester United di Ferguson superò ai rigori il Chelsea.

Le ragioni della crisi

Pur riconoscendo che i sorteggi in questa stagione non sono stati quasi mai benevoli, occorre sottolineare come le radici dei problemi del football britannico siano profonde e molteplici.

In particolare, se un tempo le società inglesi erano prese a modello per serietà e programmazione, oggi non si può dire altrettanto. Anche nella Premier League (numeri alla mano, il campionato più ricco d'Europa), sta infatti dilagando la moda dell'esonero del tecnico alle prime difficoltà. Inoltre, le scelte in fase di mercato sono spesso affrettate e dannose, con notevoli esborsi di denaro per stranieri che nella maggior parte dei casi deludono le attese.

Tutto questo a discapito dei giovani inglesi che, come del resto capita nel nostro campionato, hanno sempre meno possibilità di giocare e soprattutto di sbagliare. Vengono così allestite rose composte perlopiù da figurine e da individualità di spicco che però non mettono il proprio talento al servizio della squadra.

Ovviamente non può non risentire di questa situazione la Nazionale dei Tre Leoni, che rimane malinconicamente ancorata all'unico alloro internazionale rappresentato dalla Coppa del Mondo vinta in casa nel 1966.