Johan Crujiff è morto. E' stato un tumore polmonare, diagnosticato lo scorso ottobre, a ucciderlo. Prima di questo brutto male, il suo cuore pazzo lo aveva fatto vacillare non poco, pazzo come pazza era la sua idea di calcio. Una concezione totale di gioco che rivoluziona, affascina e strega lo sport degli anni settanta. Lui, con la sua maglia numero 14, rompe tutti gli schemi e stravolge il mondo pallonaro.
Una rivoluzione nella rivoluzione, era la fine degli Sessanta e il mondo stava cambiando veloce come mai, veloce come Johan Crujiff.
Tutti in piedi: se ne va un mito, esce Crujiff
"Tutti in piedi esce un mito", titolava così la Gazzetta del 26 novembre 2005. Era il giorno seguente alla morte di George Best, il Quinto Beatles: personaggi opposti, diversi ma entrambi protagonisti di un calcio magico. Un paroliere inesauribile come Gianni Brera, giornalista sportivo per eccellenza, definisce Crujiif il Pelè Bianco: nomignolo semplice ma quanto mai veritiero.
Johan Crujiff era talento allo stato puro, era dribbling, velocità, classe.
Esordisce coi lancieri sotto la guida di Rinus Michels e con l'Ajax vince tutto: la Coppa Campioni del 1971 e il Triplete del 1972, unica macchia la sconfitta in finale contro il Milan nel '69. Rivera, altro golden boy di un calcio poesia, porta i rossoneri al successo e relega Cruijff al limbo, un limbo che diventerà presto Paradiso.
Affascina e fa innamorare tutti, dipinge calcio. Quando la tela olandese pare completa, sceglie di lanciarsi in una nuova avventura e approda al Barcellona.
Il Pelè Bianco diventa l'Olandese Volante: il Barcellona e la Nazionale
Crujiff saluta l'Ajax nel 1973 per approdare in blaugrana. Il Barcellona sta vivendo un periodo difficile, non vince la Liga da tempo, erano ancora gli anni di Herrera.
Con Rinus Michels, suo primo allenatore in assoluto, conquista il Campionato e la Coppa di Spagna: la musica cambia in fretta e per tutti diventa l'Olandese Volante. Era il 22 dicembre del 1973: Barcellona vs Atletico Madrid. Un pallone vaga nell'area dei Colchoneros, Crujiff salta in acrobazia e segna con un bellissimo tocco di tacco, con questa rete si guadagna il soprannome che lo accompagnerà per anni.
Il genietto Johan affascina le platee europee, mancherebbe solo il Mondiale per eleggerlo numero uno assoluto. Il 1974 pare l'anno buono, l'Arancia Meccanica ha imparato alla perfezione il dogma del suo maestro e lo mette in pratica splendidamente. Un calcio totale che affascina il mondo.
L'Olanda arriva in finale, l'ultimo ostacolo è la Germania Ovest. Dopo pochi minuti sembra girare tutto nel verso giusto poi i tedeschi ribaltano e qualcosa sembra bloccarsi: alla fine sono i padroni di casa a trionfare. Non ci sarà gioia mondiale né per Crujiff, né per l'Olanda. Mai.
Le ultime gioie da calciatore e gli anni da allenatore
Crujiff dopo quella maledetta finale sembra aver perso qualcosa, un pizzico di magia. Continua a disegnare calcio e a regalare emozioni, ma sembra che manchi sempre quel quid, quel qualcosa in più. Dopo il Barcellona sceglie l'avventura americana, sulle orme di Bestie, poi torna in Olanda. La sua parabola da calciatore si chiude dov'era cominciata, in quel 1965.
Da allenatore il percorso è il medesimo, le tappe principali sono sempre quelle: Ajax e Barcellona. I successi dei blaugrana di oggi sono figli degli insegnamenti dell'Olandese Volante, della sua idea totale di calcio. Un'idea rivista e attualizzata al presente. Unica macchia, la solita, la finale del 1994 persa contro il Milan: un 4 a 0 che non lascia spazio ai rimpianti.
Elencare tutti i suoi successi sarebbe superficiale, ciò che conta davvero è quello che ha lasciato in eredità al calcio. I suoi dribbling, i suoi scatti brucianti, i suoi gol, tutto stampato nella mente di chi lo ha amato.
Fotogrammi di storia incastrati in qualche video. Incancellabili come la poesia che Crujiff ha disegnato su quel manto verde, impressa a fuoco nelle anime che sono state sfiorate e pizzicate da tanta bellezza.