Alla fine è arrivato l’ennesimo successo, che ha permesso alla Juventus di restare incollata al Napoli. Ma dopo la partita di sabato scorso a Verona, non è sfuggito un dato. Al Bentegodi, Massimiliano Allegri ha mandato in campo l’undici iniziale con un solo italiano, cioè Giorgio Chiellini. E poco importa che il difensore livornese indossasse la fascia di capitano: il record, sicuramente poco bianconero, ha colpito tutti.

Un primato che non fa… stare Allegri

Forse è per il fatto che la gara con l’Hellas fosse l’ultima del 2017, anno che verrà ricordato a lungo per la mancata qualificazione dell’Italia ai Mondiali. Ma un solo italiano in campo, in una squadra tradizionalmente tricolore come la Juve, ha fatto notizia. A contribuire a questo primato ci ha pensato anche il caso, con gli infortuni a mettere ko Buffon (uno dei maggiori simboli dell’Italia calcistica) e De Sciglio. Ma per il resto ha fatto tutto Allegri.

Una squadra con dieci calciatori stranieri è stata il frutto di una decisione tecnica. Bastava scorrere la panchina di sabato per scoprire che di italiani ce n’erano e neppure pochi.

Escludendo i due portieri (Pinsoglio e il Primavera Loria), altri cinque azzurri erano a disposizione.

Barzagli continua la sua annata “centellinata”, chiamato in causa soprattutto nelle partite di cartello (vedi quella con la Roma di una settimana prima). Rugani pare passato in secondo piano rispetto al redivivo Benatia. Bernardeschi alle prese con la politica “allegriana” di inserire i talenti un po’ alla volta (come successo, in passato, anche a Dybala). Con uno Sturaro sempre meno utilizzato, quella che stupisce di più è la posizione di Marchisio. Il Principino fatica a entrare nelle rotazioni del centrocampo, preceduto quasi sempre da Khedira e Pjanic, ma ultimamente anche dain neoacquisti Matuidi e Bentacur.

Un’annata più internazionale

Sarà la voglia di Champions League dopo due finali perse in tre anni. Sarà il respiro europeo che la società si è data con la gestione Andrea Agnelli, non ultima la scelta del logo in cui sono spariti i riferimenti a Torino. Sta di fatto che mai come quest’anno la Juventus parla così poco italiano. Basta prendere la rosa e notare che gli italiani sono appena nove contro i quindici stranieri. E’ vero che nell’ultimo mercato sono arrivati giovani talenti nostrani come De Sciglio e Bernardeschi, ma la truppa in uscita è stata molto più nutrita. Oltre a Bonucci, approdato al Milan in una delle trattative più chiacchierate dell’estate, da Torino sono partiti il portiere Audero, accasatosi a Venezia, Mandragora (Crotone), Mattiello (Spal) e il giovane Kean (all’Hellas).

Oltre a De Ceglie, che ha finito malinconicamente da fuori rosa il suo lungo rapporto con la società che lo ha cresciuto.

Quando l’inno di Mameli suonava con Conte

L’attuale proporzione tra italiani e stranieri si è completamente ribaltata negli ultimi anni. Senza voler scomodare le Juve di trapattoniana memoria (tipo quella che nel 1977 vinse la Coppa Uefa senza giocatori stranieri), non c’è da tornare troppo indietro per trovare una squadra più nazionale. Basta citare un certo Antonio Conte. Per dare vita al ciclo vincente che dura ancora oggi, il tecnico leccese puntò molto sull’anima italiana e la scommessa fu vinta.

Nella rosa bianconera 2011/12 erano ben 18 gli italiani. Buffon, Barzagli, Chiellini e Marchisio, che resistono ancora oggi.

Fenomeni del calibro di Del Piero e Pirlo. Gente in rampa di lancio come Quagliarella, Matri, Pepe e Borriello. Simboli del vivaio quali De Ceglie e Marrone. Preziosissimi tuttofare come Giaccherini e Padoin o il portiere Storari.

Con una truppa azzurra così nutrita, i soli Lichtsteiner (anch’esso ancora in rosa), Vidal e Vucinic trovavano costantemente posto nella formazione titolare. Non in un famoso sabato 18 febbraio 2012. Allo Juventus Stadium arrivò il Catania di Montella e Conte puntò tutto sull’anima tricolore schierando undici titolari italiani. E fu premiato con un successo fondamentale per 3-1 grazie ai gol di Pirlo, Quagliarella e proprio Chiellini, tanto per chiudere il cerchio.

Futuro sempre meno azzurro?

Cosa riserverà il domani? Per ora è difficile dirlo, ma sembra difficile immaginare un nuovo cambio di tendenza in casa bianconera. Intanto dovrebbe salutare Gigi Buffon, con il polacco Szczesny che si sta conquistando sul campo l’eredità della porta. Barzagli e Chiellini hanno superato da tempo la soglia dei 30 anni (nel 2018 saranno rispettivamente 37 e 34) e anche attorno a Marchisio hanno iniziato a circolare voci di un futuro lontano dalla casa base. A compensare il bilancio, alla voce entrate ci saranno Spinazzola e Caldara, ormai pronti dopo un altro anno di apprendistato all’Atalanta.