Animalisti ancora all'opera questa mattina a Modena davanti al policlinico dell'università cittadina: a pochi metri dall'oggetto del loro sit in le gabbie contenenti 15 esemplari di macaco destinati alla ricerca medica. Secondo gli attivisti del Lav di Modena, i primati, su cui i ricercatori dell'ateneo conducono fin dal 2005 ricerche riguardanti gli aspetti cognitivi e motori di una parte del cervello dell'animale, e che si concludono con la loro soppressione, andrebbero liberati.
Tutto ciò in base al precedente della liberazione di un altro macaco, Yuri, sempre dal medesimo stabulario. Liberazione che era stata concordata con i ricercatori stessi.
Come riporta l'edizione on line del "Fatto Quotidiano", l'ultima normativa in materia di ricerca sugli animali del marzo del 2014 vieta l'allevamento, a scopo scientifico, di animali quali cani, gatti e scimmie (gli altri forse non sono considerati abbastanza animali. Si ipotizza). Non impedisce tuttavia, per l'evidente necessità di non paralizzare totalmente la già claudicante, e poco sostenuta, ricerca scientifica, la quale, essendo noi qui a parlarne, evidentemente così inutile non è, di potere acquistare animali da altri paesi, come l'Olanda.
Quello che invece impedirebbe allo stabulario modenese di ricorrere all'acquisto dall'estero, dove evidentemente gli animalisti non esistono o hanno meno voce in capitolo rispetto ai medici, ad esempio, è un accordo che sarebbe stato raggiunto tra il responsabile della sperimentazione nel 2012 in occasione della liberazione del macaco Yuri, il dottor Bon, e dal Lav di Modena nella persona di Yuri Bautta. Presumibilmente lo stesso che ha dato il nome al macaco, in maniera forse un po' egocentrica.
Perciò adesso il centro di ricerca di Modena si troverebbe in un bel empasse, in virtù della nuova legge del 2014 e dell'accordo formale tra l'ex responsabile Bon e il Lav. Tuttavia il recente avvicendamento al vertice del progetto di ricerca tra lo stesso Bon e la professoressa Lucchetti, potrebbe mettere in crisi quell'accordo e permettere allo stabulario almeno una via per permettere una ricerca che comunque prosegue da dieci anni e che ha come scopo quella di aiutare vite umane e che non è certo un mero e semplice esercizio di crudeltà.
Tra l'altro si parla di un settore, la ricerca, già di per sé in perenne crisi e difficoltà a causa di investimenti e finanziamenti non certo adeguati a un paese che esporta da sempre cervelli in tutto il mondo. E se la soluzione non fosse proprio quella di esportare invece quei cervelli che la ricerca la vorrebbero deliberatamente bloccare del tutto?