Elena Ceste e il mistero che avvolge le indagini sulla sua tragica morte stanno purtroppo ormai diventando un business in grado di stimolare l'appetito di moltissimi speculatori. Un geometra di 38 anni infatti si è presentato alla procura di Asti, dichiarando agli investigatori: "Ho avuto una relazione con Elena Ceste e vi mostro tutte le chat di Facebook che abbiamo condiviso".
L'uomo è stato così ascoltato per ore dagli inquirenti, che avevano intenzione di scoprire se dal suo racconto si potessero ricavare elementi utili alle indagini sulla morte di Elena Ceste. Dopo oltre due ore di interrogatorio però il geometra è caduto in così gravi contraddizioni ed imprecisioni, da convincere subito gli inquirenti che tutto il suo racconto fosse falso.
Messo alle strette, l'uomo ha ammesso di essersi inventato tutto di sana pianta, al solo scopo di ottenere visibilità in televisione, mediante la partecipazione a programmi in cui si parlava del caso di Elena Ceste. Il trentottenne ha poi addotto come scusante per il suo comportamento quello di attraversare un bruttissimo periodo dal punto di vista economico e di essere per questo molto depresso.
La trasmissione "Chi l'ha visto", che va in onda ogni mercoledì su Rai 3, lo aveva già contattato per intervenire nel corso del programma dedicato quasi interamente alla vicenda di Elena Ceste in modo da rendere partecipi e aggiornati anche i telespettatori sul punto delle indagini.
La redazione di "Chi l'ha visto" però, appena è stata allertata dagli investigatori, ha disdetto immediatamente l'invito al geometra mitomane. Evidentemente, tutto il clamore e l'esposizione mediatica delle indagini sull'omicidio di Elena Ceste ha generato in persone già non equilibrate il convincimento che possa bastare fingersi amico della donna di Asti per diventare improvvisamente ricchi e famosi, grazie a qualche partecipazione a programmi televisivi che si occupano di cronaca nera.
Forse sarebbe meglio gestire l'intera vicenda della morte di Elena Ceste in modo più equilibrato, evitando così di stimolare le fantasie dei molti mitomani che sono presenti tra il pubblico televisivo e che, con il loro comportamento, rischiano di rallentare e ostacolare le indagini in corso sul tragico caso.