Jack lo Squartatore ritorna nella nebbia: non la fitta foschia della Londra vittoriana, quanto piuttosto quella della propria oscura identità che sembrava essere stata svelata da un analisi del DNA con gran clamore di buona parte dei Media nazionali ed internazionali, salvo poi svanire davanti alla logica ed a genetisti esperti.
Come dicevamo, buona parte della stampa on line e cartacea si era buttata a capo fitto sulla presunta identità rivelata di Jack, grazie ad un analisi sul DNA ritrovato su una sciarpa che, si diceva, fosse appartenuta ad una delle sue vittime, Kate Eddowes. Poteva il supremo DNA errare? Certo che no, visto che ormai viene considerato la prova regina del passato e del presente. In realtà il DNA non sbaglia, ma si può bellamente sbagliare DNA.
I fatti: alcuni mesi fa il biologo molecolare Jari Louhelainen, dell’Università di Liverpool aveva dato la clamorosa notizia; Jack ha un nome: si trattava del barbiere polacco (di origini ebree) Aaron Kosminski che, tra l'altro risultava tra i sospettati - anche se non i principali - di Scotland Yard. Secondo Jari, il DNA di Kosminski si trovava su una sciarpa che si riteneva appartenuta ad una delle vittime di Jack: Kate Eddowes. Su quella stoffa, inoltre, risultava anche il DNA della stessa donna. Molti “ripperologi” già all'epoca avevano storto il naso. Aaron Kosminski, emigrato in Inghilterra, parlava un pessimo inglese, dettaglio che andava a cozzare con il perfetto stile e l'ottima grammatica di una missiva di Jack (ritenuta assolutamente autentica, contenendo particolari che solo l'assassino poteva conoscere) che la polizia aveva ricevuto nel 1888; inoltre il polacco non possedeva conoscenze anatomiche tali da eguagliare quelle palesate, in più occasioni, dallo Squartatore. Quanto al DNA, sostenevano gli esperti dei crimini di Jack, essendo la Eddowes una prostituta e bazzicando anche il Kosminski i bordelli dell'East End e di White Chapel è possibile che i due avessero avuto dei rapporti sessuali mercenari.
Tuttavia non è stata la logica a far cambiare idea a Jari Louhelainen quanto piuttosto l'analisi di altri genetisti. In particolare quella di Sir Alec Jeffreys (che ha evidenziato l'errore di Jari) seguito da Mannis van Oven, docente alla Rotterdam's Erasmus University, Hansi Weissensteiner e Walther Parson entrambi in forze all'Institute of Legal Medicine di Innsbruck.
Si è trattato di un errore nell’utilizzo di un database per verificare le possibilità che i due dna combaciassero. Se infatti dagli esperimenti di Jari emergeva che una delle tracce sull'indumento possedeva una rara mutazione chiamata 314.1C, presente nel DNA dei discendenti della Eddowes, le prove effettuate da Sir Alec Jeffreys portavano invece alla conclusione che la mutazione era la 315.1C, comune a tutti gli europei e non solo ai discendenti della Eddowes o alla stessa vittima, quindi non era provato che la sciarpa fosse proprio quella indossata dalla donna uccisa da Jack. Paradossalmente, Jack lo squartatore continua a gabbare chi lo vorrebbe identificare, sia che usi gli antichi mezzi di Scotland Yard, sia che usi le moderne tecniche genetiche. Sfuggevole e beffardo alimenta, dal passato, la sua lugubre ed inviolabile fama.
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Jack lo Squartatore la fa franca ancora una volta
Già soltanto usando la logica si capiva non poter essere Kosminski, il barbiere polacco.
di
Paolo Somà
(articolo) e
Simona Laboccetta
(video)
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Contributor
Paolo Somà, web writer, laureato in Lettere, giornalista pubblicista, insegnante, Direttore Responsabile di "PMnet", prima storica testata Web in provincia di Cuneo, dal 1999 al 2009, redattore della Gazzetta di Mondovì negli anni '90, fondatore della testata cartacea "Mondovì".
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