Una tremenda notizia giunge dall'Iraq, dove l'Isis si è macchiato di un nuovo ed ennesimo atto di violenza e brutalità. A Mosul, una bambina dodicenne è stata bruciata dai terroristi in quanto la madre era in ritardo nel pagare la tassa richiesta ("jizya") ai "non islamici" nei territori occupati dallo Stato Islamico.
La notizia, secondo quanto scritto sul "Telegraph" e riportato sul "Giornale", è stata data dall'attivista impegnata per i diritti umani Jacqueline Isaac nell'ambito di una conferenza tenuta a New York sulle persecuzioni anti-cristiane.
Le continue persecuzioni delle minoranze religiose ed etniche sotto l'Isis
Nei territori occupati dall'autoproclamato Stato Islamico vige un feroce regime di controllo sociale basato su un'interpretazione estremista e fortemente dogmatica dell'Islam e dell'islamismo sunnita.
Gli individui appartenenti alle più svariate minoranze religiose e/o etniche hanno grandi difficoltà a sopportare la vita sotto l'autoproclamato Califfato, così come gli stessi islamici non aderenti all'estremismo propugnato dall'Isis o considerati "eretici" come gli sciiti.
Specificamente, le persecuzioni che si verificano nei territori dello Stato Islamico riguardano maggiormente le minoranze cristiane,Yazidi, curde e druise.
L'Iraq sotto il giogo dell'Isis
Ormai è da due anni che l'Isis ha imposto il proprio feroce e violento dominio in diversi territori e città della Siria e dell'Iraq, tra cui vi è da annoverare la stessa capitale irachena Mosul.
In tali territori, i miliziani dell'autoproclamato Stato Islamico hanno imposto una feroce politica di repressione verso tutte le forme di dissidenza nonché l'adozione di un dogmatico sistema legislativo e giudiziario ispirato alle interpretazioni più radicali della Shariah.
C'è da segnalare che la forte ascesa e avanzata dell'Isis in Iraq e in Siria sembra però in crisi negli ultimi tempi, tanto che il portavoce del Pentagono Peter Cook ha sostenuto che per l'autoproclamato Stato Islamico ormai il "crollo è vicino", in Iraq come in Siria.