E’ la domanda da un milione di dollari, oltre che ad essere uno dei misteri più grandi dell’universo con cui tutti, prima o poi, dovremo fare i conti: c’è vita dopo la morte fisica? Un campo certamente delicato, dove la Scienza, fino a questo momento, non aveva osato, non avendo strumenti a disposizione per riuscire ad effettuare le giuste analisi e misurazioni per poter avere la prova, che esista effettivamente qualcosa oltre il varco del mondo fisico.

Ma ora le cose sembrano essere cambiate, dopo aver condotto una ricerca su oltre duemila pazienti. La “prova” sembra essere arrivata da un uomo che avrebbe sperimentato quello che in gergo viene chiamata OBE (Out of body experience, esperienza fuori dal corpo), ossia quando c’è un distacco dal corpo ancora in vita per poi farvi ritorno e raccontare cosa si è visto là fuori.

La conferma da una OBE

Il capo del team che ha effettuato lo studio, Sam Parnia ha dichiarato: “contrariamente a quello che si percepisce, la morte non è un momento specifico, ma un processo potenzialmente reversibile che si verifica dopo ogni grave malattia o un incidente che provoca la fine delle principali funzioni vitali.

Se si tenta invano di invertire questo processo, che viene indicato come 'arresto cardiaco', allora si arriva allo stato di morte”. Quasi la metà dei pazienti che hanno subito un attacco cardiaco e che sono stati sottoposti al test, ha dichiarato di aver provato un’esperienza spiacevole e di paura, mentre il caso più eclatante è stato quello di un uomo di 57 anni, in grado di ricordare perfettamente i dettagli di quello che succedeva mentre lui era clinicamente morto. “Questo è significativo perché si è sempre associato questo tipo di esperienze ad allucinazioni, ma l’uomo era in grado di descrivere perfettamente cose realmente accadute, mentre il suo cuore è stato fermo per circa 3 minuti, il che è un paradosso, visto che il cervello smette di funzionare dopo 30 secondi da quando il cuore si arresta”, afferma Parnia.

Fino ad ora le OBE venivano viste come allucinazioni, anche perché possono verificarsi anche nelle fasi del sonno e non necessariamente se si è in fin di vita. Questo dimostra che forse, la scienza e lo spirito non sono poi così lontani.