All'età di 83 anni è deceduto in carcere, sotto il regime del 41 bis, Bernardo Provenzano, il noto boss mafioso siciliano, protagonista in negativo della Cronaca Nera in Sicilia negli anni '80 e '90. Il padrino corleonese è deceduto a causa delle conseguenze di un tumore alla vescica che lo aveva colpito mentre si trovava nel carcere di Parma, ma il decesso è avvenuto presso l'ospedale San Paolo di Milano.
Provenzano, noto anche per il soprannome di "Binnu", ossia "trattore", per la determinazione con cui eseguiva omicidi e crimini, era il più pericoloso criminale italiano e uno dei dieci malviventi più ricercati a livello mondiale. L'11 aprile 2006, dopo diversi anni di latitanza, le forze dell'ordine lo arrestarono in un blitz, durante il quale Provenzano si fece arrestare senza opporsi, anzi complimentandosi con gli uomini della polizia per essere riusciti a scovarlo.
Dopo l'arresto venne portato nel carcere di Terni, ma in seguito ad alcuni malumori degli agenti della polizia penitenziaria, venne trasferito al carcere di massima sicurezza di Novara.
Qui il boss tentò più volte di comunicare con l'esterno, e per questo vennero applicate misure ancora più restrittive di quelle previste dal 41 bis. Dal 2011 i medici ed i giudici erano a conoscenza del tumore alla prostata, che è durato fino al 13 luglio 2016, data in cui il cancro si è sviluppato a tal punto da uccidere il boss corleonese.
Non si è mai pentito
Con lui muoiono tantissimi segreti e misteri della recente storia Italiana, come quelli legati alla trattativa Stato-mafia che, secondo gli inquirenti, coinvolgerebbe anche importanti esponenti politici degli anni '90, i quali avrebbero trattato con i mafiosi, quindi anche con Provenzano. Lo scopo sarebbe stato quello di evitare di rimanere uccisi, garantendo in cambio favori e appalti a Cosa Nostra.
Di tutte queste vicende il boss non si è mai pentito, considerandosi un "uomo d'onore" e, in quanto tale, si è sempre rifiutato di rispondere agli interrogatori della magistratura.
Provenzano lascia i due figli Francesco e Angelo con cui ha condiviso la latitanza per diversi anni fino al 1992.