Sono cinque le le vittime italiane della strage di Nizza. Nel corso della notte la Farnesina ha reso noti gli accertamenti effettuati dalle autorità francesi. Ieri sera era stato riconosciuto Mario Casati, 90 anni, brianzolo. Si trovava sul luogo dove è avvenuto l'attentato insieme a Maria Grazia Ascoli, milanese, 79 anni, anche lei nel lungo elenco delle vittime. Gli altri morti di nazionalità italiana sono i coniugi Angelo D'Agostino e Gianna Muset, rispettivamente di 71 e 68 anni.

Residente a Voghera, in provincia di Pavia, la coppia si era recata a Nizza per festeggiare il pensionamento del marito. I loro familiari, non avendo ricevuto più notizie dopo l'attentato, già nella sera del 14 luglio avevano lanciato un appello sui social network. Infine Carla Gaveglio, 47 anni, originaria della provincia di Cuneo e moglie di Pietro Massardi, quest'ultimo scampato alla strage. La figlia 14enne della coppia piemontese, Matilde, rimasta ferita, era stata ricoverata all'ospedale "Pasteur" ed ora, per fortuna, è fuori pericolo.  

Contatti 'italiani' per il killer

Per il momento sono sette le persone arrestate, sospettate di complicità con il killer del camion bianco, Mohamed Lahouaiej Bouhlel.

Tra i soggetti finiti in manette anche un cittadino tunisino che ha vissuto per qualche anno a Bari, ragion per cui le forze antiterrorisimo francesi hanno chiesto la collaborazione della Procura del capoluogo pugliese. La squadra mobile della Questura di Bari ha perqusito un appartamento nell'hinterland barese che sarebbe stato nelle disponibilità del sospettato. L'abitazione era vuota e non sono stati trovati indizi utili alle forze dell'ordine. L'uomo infatti avrebbe lasciato l'Italia da diversi mesi e si sarebbe recato in Francia già lo scorso anno, in considerazione che il suo nome risulta tra quelli controllati ed annotati al confine di Ventimiglia. Tra gli arrestati anche una coppia di albanesi, marito e moglie.

Sarebbero stati i corrieri che avrebbero fornito le armi ritrovate nel camion. I due sarebbero coinvolti in un vasto giro di traffico di armi e droga ma ancora una volta non emerge alcun legame con il terrorismo internazionale.

Violento, perverso, sedotto infine dalla jihad

La tesi del folle gesto, sospinto da una radicalizzazione "last minute", è tutt'ora quella più accreditata. Corrisponde al vero che tra i contatti di Mohamed Bouhlel ci sono persone legate ad Omar Diaby, considerato tra i più pericolosi jihadisti francesi ed affiliato al Fronte Al Nusra. Ci sarebbe però una testimonianza dello zio del killer che parla di una frequentazione di diverse settimane del nipote con un uomo di nazionalità algerina, sospettato di essere tra i reclutatori dell'Isis a Nizza.

Il procuratore antiterrorismo Francois Molins ha tracciato un profilo di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, descrivendolo come un individuo violento che per buona parte della sua vita sarebbe stato tutt'altro che vicino all'Islam radicale. Il 31enne franco-tunisino conduceva una vita sregolata fatta di eccessi: alcol, droghe e sesso facile. Tra i suoi amanti figurano sia donne che uomini, è stato appurato dalle indagini che frequentava anche alcuni ritrovi gay. Improvvisamente sarebbe stato colto da "simpatie" verso i movimenti jihadisti, visionando sul web video di azioni ed esecuzioni ad opera delle milizie dello Stato Islamico. A casa aveva inoltre foto di Osama Bin Laden e del terrorista algerino Mokhtar Belmokhtar, quest'ultimo tra i leader di spicco di Al Qaeda nel Maghreb Islamico.

L'ipotesi ufficiale, pertanto, lo indica come un soggetto pericoloso. Certamente non affiliato all'Isis la cui rivendicazione dell'attacco sembra chiaramente opportunistica, e nemmeno ai rivali di Al Qaeda. Una mente deviata sulla quale la campagna dell'odio diffusa in Rete ha avuto un effetto devastante.