Sono migliaia, in fuga disperata. Sono gli abitanti di Aleppo, città che dallo scorso 17 luglio è sotto l'assedio delle forze governative siriane supportate dalla Russia. Obiettivo del regime è quello di spazzare il Fronte Al Nusra - la cui recentissima notizia dell'avvenuto distacco di Al Qaeda non servirà a garantire un trattamento diverso da quello riservato ai terroristi islamisti - e le altre sacche di resistenza dei ribelli asserragliate tra le macerie della città.
Il presidente Bashar al-Assad ha recentemente dichiarato la sua intenzione di concedere l'amnistia a coloro i quali accetteranno di deporre subito le armi e nel contempo ha predisposto le vie di fuga per i civili, di concerto con i militari russi.
I dubbi dell'ONU
L'iniziativa consentirà di salvare migliaia di vite, questo sembra fuori discussione. Ma per Vladimir Putin e per il suo fedele alleato è un'altra occasione di vestire i panni dei "liberatori" anche se, di fatto, hanno finora conseguito parecchi successi militari contro le milize jihadiste. Ad ogni modo la presenza dei corridoi umanitari è stata confermata anche da forze moderate dell'opposizione al regime, come nel caso dell'Osservatorio siriano dei diritti umani attualmente in esilio a Londra che ha però smorzato i toni trionfalistici dell'Agenzia Sana, l'organo di stampa ufficiale di Assad, parlando di "un certo numero di civili in fuga da Aleppo".
Le Nazioni Unite peraltro non si fidano di quanto predisposto da Damasco e Mosca. L'inviato per la Siria, Staffan De Mistura, ha chiesto che la gestione dei corridoi sia totalmente affidata all'ONU. Critico inoltre il governo francese e non potrebbe essere altrimenti, visto le Pesanti accuse lanciate da Assad pochi giorni fa. Parigi ha definito il tutto "poco credibile". Di contro il Cremlino ha reso noto che le attuali vie di fuga da Aleppo sono tre ed il numero salirà presto a sette, sottolineando che l'operazione procede nel migliore dei modi. La situazione nella città assediata è supera ampiamente qualunque livello di emergenza umanitaria, si parla infatti di oltre 250 mila persone attualmente prive di generi essenziali per la sopravvivenza.