Non c'è pace per la Siria. Il 19 luglio, uno squadrone di caccia americani decollato dalla riaperta base Nato di Incirlik, ha tragicamente bombardato per errore un gruppo di civili nella zona di Manbij, tra Aleppo e l'autoproclamata capitale del Califfato, Raqqa. Le 56 vittime - 160 secondo il bollettino ufficiale dell'Isis trasmesso dalla propria agenzia di stampa Amaq - tra cui donne e bambini, sono state tragicamente scambiate per miliziani del Daesh in fuga, quando in realtà erano solo dei comuni cittadini siriani che cercavano di scappare dagli orrori di una guerra che dilania il paese ormai da troppi anni.

L'ennesima strage degli innocenti in Siria

Purtroppo - e non è mai troppo banale ricordarlo - le prime vittime della guerra, di ogni guerra, sono persone innocenti, persone che poco o nulla hanno a che fare con i reali motivi che hanno scatenato i conflitti. In Siria i raid aerei della coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti, dell'aviazione Russa o dei bombardieri siriani, sono praticamente all'ordine del giorno. Stando a quanto riportano fonti vicine all'opposizione, nei giorni scorsi almeno 15 persone sarebbero cadute vittime dell'aviazione siriana negli scontri tra forze governative e "ribelli" ad Aleppo, mentre tra domenica e lunedì, altri 21 civili sarebbero stati uccisi da blitz aerei della coalizione internazionale contro lo Stato Islamico.

Strage in Siria, l'indignazione dei social network contro il silenzio dei media   

Il numero impressionante degli innocenti morti in Siria, destinato tristemente a salire, non sembra tuttavia attirare l'attenzione dei grandi media occidentali. Mentre l'opinione pubblica è rimasta giustamente sconvolta dall'attentato terroristico che ha colpito e brutalmente insanguinato Nizza, compiuto da Mohamed Lahouiaej Bouhlel, l'ennesima strage causata in Siria da bombardamenti "occidentali", non solo non ha trovato lo stesso spazio sulla stampa italiana ma, addirittura, sembra quasi che non sia neanche accaduta, tanto è passata inosservata.

Ed è proprio contro questa diversità di trattamento che è insorto il popolo di internet con l'hashtag #PrayForSyria, sottolineando che una persona non è meno innocente se vittima di un attentato terroristico dell'Isis piuttosto che di un bombardamento aereo, o se è residente in uno dei paesi occidentali, piuttosto che in Siria, in Iraq o in qualsiasi altro Stato del pianeta.