Una blogger animalista colpevole di aver definito "vivisettori" i ricercatori che si occupano di sperimentazione animale e aver utilizzato parole quali "crudeltà" e "tortura" nei confronti del loro lavoro è stata condannata dalla Cassazione a pagare un cospicuo risarcimento alle parti. I magistrati hanno pesato anche il fatto che il sito non abbia concesso alcuno spazio alla "versione dei fatti" della controparte, parlando dei ricercatori quali "antagonisti a cui opporsi con ogni mezzo".
Risarcimenti per 140 mila euro
Secondo i giudici definire "vivisettori" e "torturatori" gli scienziati che praticano sperimentazione animale è diffamatorio, così come rendere pubblici e divulgare i loro dati personali costituisce una violazione della riservatezza. La blogger aveva preso di mira l'Istituto di Ricerche Biomediche “Antoine Marxer” con sede nel torinese, criticando duramente alcuni ricercatori che tra le varie attività svolgono sperimentazione animale. Dal punto di vista penale il procedimento è stato archiviato, ma i magistrati della Cassazione hanno confermato la condanna in secondo grado, ed il pagamento di un risarcimento che complessivamente supera quota 140mila euro, dei quali 80 mila in favore del laboratorio, e 60 mila da dividere tra i vari medici che i giudici hanno ritenuto diffamati.
Le reazioni dal mondo animalista
Su Facebook numerose pagine e attivisti animalisti hanno riportato la notizia esprimendo solidarietà alla blogger a cui la Cassazione ha confermato la condanna.
Secondo gli animalisti la condanna è assurda e spropositata, e c'è persino chi propone di fare una colletta per fare in modo che l'eventuale risarcimento non gravi solo sulle spalle della blogger. "Fate vedere ai magistrati questo video - chiosa un utente, che posta tra i commenti il link ad un video sulla vivisezione - come dovremmo definire chi mette in pratica tutto questo? Se non si tratta di torture quelle a cui vengono sottoposti gli animali, come definirle?". Un utente vede nella sentenza un tentativo di mettere a tacere il movimento animalista, ma c'è anche chi ritiene che aver divulgato i dati dei medici invitando gli utenti a disturbarli sia stato un errore.