Due ospedali supportati da Medici Senza Frontiere sono stati colpiti, a distanza di pochi giorni, nella prima settimana di agosto. L’ultimo ha attacco ha provocato la morte di tredici persone, tra le quali ci sono quattro medici, cinque bambini e due donne. E’ accaduto a Millis, nella provincia di Idlib, in una zona in mano ai ribelli in una guerra civile che sta vivendo un’estate drammatica con ripercussioni anche sull'Europa.

L’ospedale era il riferimento per una popolazione intorno alle settantamila unità nella città siriana e offriva prestazioni mediche a oltre 200 persone al giorno, ma adesso è fuori uso, poiché i bombardamenti che lo hanno colpito ne hanno minato pesantemente la struttura. Pochi giorni prima, il 1° agosto, un altro presidio ospedaliero sostenuto da MSF era finito sotto i bombardamenti aerei: quello di Al-Redwan, nella Siria meridionale, a Jasmin; in quel caso si sono verificati sei decessi, tra cui due donne e due bambini. Medici Senza Frontiere, organizzazione internazionale fondata nel 1971 e attiva in 67 paesi, ha in Siria la gestione diretta di sei ospedali e ne sostiene altri centocinquanta impegnandosi, anche nella Aleppo assediata, anche nella ricostruzione degli edifici colpiti dagli attacchi.