Cosa contengono i Panama Papers? Circa 11,5 milioni di documenti, equivalenti a 2,6 terabytes di dati raccolti dallo studio legale panamense Mossack Fonseca tra gli anni Settanta e il 2016, che rivelano informazioni su almeno 214.488 imprese offshore.

Questa considerevole fuga di notizie, risalente al 3 aprile scorso, ha rapidamente chiamato in causa molti personaggi della politica e importanti imprenditori di tutto il mondo.

Nel fascicolo compaiono, ad esempio, i nomi di primi ministri, presidenti di stato e re come Mauricio Macri (presidente dell'Argentina), Petro Poroshenko (presidente ucraino), Sigmundur David Gunnlaugsson (ex primo ministro islandese), Khalifa bin Zayed Al Nahyan (presidente degli Emirati Arabi), ma anche quelli di figure - pure italiane - dello spettacolo o dello sport come Lionel Messi.

E' inutile dire che i Panama Papers hanno prodotto uno scandalo di dimensioni colossali, erodendo la già flebile fiducia popolare nei confronti dello stato e dei suoi leader. Gerard Ryle, direttore del Consorzio Internazionale dei Giornalisti Investigativi, aveva già detto ad aprile che si poteva trattare "del più grande colpo mai assestato al mondo dei paradisi fiscali", ma forse i documenti panamensi continuano a nascondere informazioni e segreti tutti da scoprire.

Stiglitz: "Hanno tentato di minare le indagini"

Joseph Stiglitz è il famoso economista statunitense, premio Nobel per l'economia nel 2001, che ha preso parte alla commissione istituita per investigare a fondo i Panama Papers. Insieme a lui è stato scelto anche lo svizzero Mark Pieth, esperto di crimine economico organizzato e professore di diritto penale all'università di Basilea. Entrambi, ieri, hanno rassegnato le proprie dimissioni. Le motivazioni che li hanno portati a questa decisione fanno capire quanto l'inchiesta continui ad essere scottante e potenzialmente esplosiva dal punto di vista politico.

Nella sua prima riunione, tenutasi a News York il 4 e il 5 giugno scorsi, la commissione era concorde sul fatto che il governo di Panama avrebbe dovuto permettere un'investigazione trasparente, che si sarebbe dovuta concludere con un rapporto aperto al pubblico.

Il presidente panamense Juan Carlos Varela, tra l'altro, aveva già detto che la commissione indipendente sarebbe stata lasciata libera di esaminare le pratiche legali e finanziarie del paese.

Tuttavia, come riporta il Guardian, sembra che l'atteggiamento del governo sulle modalità dell'inchiesta sia totalmente cambiato: Stiglitz ha infatti detto che "le autorità non sono ovviamente decise a proseguire gli impegni come invece ci aspettavamo. E' incredibile come abbiano tentato di far saltare le indagini". Stando alle parole dell'economista, la settimana scorsa il governo panamense gli avrebbe inviato una lettera, facendo un passo indietro e chiedendo di non rendere pubblico il contenuto dei documenti.

Stiglitz ha anche detto che "possiamo solo dedurre che il governo stia fronteggiando una forte pressione da parte di chi continua a fare profitti attraverso il non trasparente sistema finanziario che vige a Panama".

Pieth: "Nei Panama Papers l'evidenza di crimini"

Mark Pieth ha detto che i Panama Papers non si limitano a questioni legate all'evasione di tasse e ad altre irregolarità di tipo finanziario: "Ho dato un'occhiata da vicino a questi documenti e devo dire che, sebbene sia un esperto sui rapporti tra economia e crimine, sono rimasto stupefatto da ciò che vi ho trovato. E' incredibile come molti dei fatti di cui parliamo soltanto in teoria trovino un tale riscontro nella prassi". Non solo, secondo l'esperto nel fascicolo ci sarebbero chiare evidenze di crimini gravissimi, come il riciclaggio di denaro sporco proveniente dalle reti della prostituzione minorile.

Con Stiglitz e Pieth, che hanno lasciato il loro posto, adesso anche gli altri cinque membri della commissione potrebbero tirarsi indietro, lasciando incompleta un'inchiesta che ha presumibilmente ancora tantissimo da rivelare al pubblico.