Una 14enne, per 2 anni, ha subito le angherie dei giovani di un clan malavitoso. A rendere ancor più aberrante questa vicenda è il fatto che a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, tutti, o quasi, erano al corrente degli abusi che subiva quotidianamente la ragazzina, ma nessuno parlava. 

I genitori della 14enne sapevano tutto

Alla fine la terribile storia è venuta alla luce.

È stata un'insegnante, mediante un tema scritto dalla 14enne, a scoprire e denunciare gli abusi. I genitori della minorenne sapevano tutto, ma non avevano il coraggio di sporgere denuncia perché gli stupratori erano i giovani del clan. Ecco, allora, che la paura e l'omertà, in Calabria, avevano preso ancora una volta il sopravvento. I carabinieri hanno scoperto che la 14enne, ogni giorno, dopo la scuola, doveva recarsi a casa del boss, dove veniva violentata dai minori del clan. La giovane ha dovuto subire minacce, angherie e violenze di ogni tipo. I ragazzi filmavano gli abusi con gli smartphone e poi li condividevano sui social.

Perché tale omertà, perché nessuno ha avuto mai il coraggio di denunciare la vicenda raccapricciante? Secondo il procuratore capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, il clima di omertà e terrore è stato dovuto anche, e soprattutto, alla presenza nel branco del figlio di uno dei Lamonte. 

Non sarà facile dimenticare le violenze subite

I militari, dopo numerose indagini, sono riusciti a ridare alla ragazzina una vita normale, anche se sarà difficile, per lei, dimenticare le violenze subite nell'arco di un biennio. Sono finite in manette 9 persone nell'ambito dell'operazione 'Ricatto' 9 persone, tra cui 3 ragazzi con precedenti penali per associazione a delinquere di stampo mafioso. 

La 14enne, secondo le ultime informazioni, era finita nel giro losco perché aveva iniziato a frequentare un ragazzo del clan.

Questo, cinico e insensibile, iniziò ad obbligarla a consumare 'rapporti intimi' con i suoi amici. Le violenze erano riprese coi telefonini e condivise. Solo la sensibilità e la preparazione di un'insegnante, alla fine, hanno messo la parola fine a una storia di malavita, omertà, violenza e sopraffazione.