Maurilio Vargiu era andato nell’ abitazione del cognato Gianpriamo Piras, autista in pensione, per cercare di salvarlo dal suicidio ma era stato raggiunto da un colpo mortale di fucile. La scorsa mattina il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Cagliari, Giuseppe Pintori, ha condannato a dieci anni di carcere il pensionato di Soleminis. Nonostante la pena richiesta dal pubblico ministero fosse di 12 anni, il giudice l’ha riconosciuto “parzialmente incapace di intendere e di volere” nel momento in cui aveva sparato al cognato.
L’uomo, infatti, poco dopo l’omicidio aveva dichiarato ai Carabinieri che l’avevano fermato di “non averlo riconosciuto e di non aver avuto l’intenzione di ucciderlo”.
Terrore all’alba a Soleminis
Un suicidio sfociato in omicidio. Era l’alba del 20 febbraio scorso quando Maurilio Vargiu, 51 anni, poliziotto specializzato nelle telecomunicazioni della Questura di Cagliari, si è presentato nell’abitazione del cognato, in località “Funtana ‘e susu”, perché l’uomo in preda allo sconforto stava cercando di togliersi la vita con un grosso fucile da caccia. Il poliziotto, giunto sul posto, aveva tentato di far ragionare il cognato, caduto da tempo in depressione in seguito a un pesante lutto familiare (gli era morta da qualche giorno l’anziana madre), che con un’arma in mano voleva farla finita.
La dinamica
Forse c’è stata una colluttazione, questo non si sa, l’unica certezza è che un colpo di fucile ha devastato e ucciso mortalmente il poliziotto. Poi l’ex autista, in preda allo sconforto, aveva rivolto l’arma verso se stesso e si era ferito al costato in maniera grave. Immediati i soccorsi di un’ambulanza del 118 e la corsa all’ospedale dove l’ex autista è rimasto piantonato per lungo tempo dai Carabinieri, prima di essere trasferito in una cella del carcere di Uta. A Maurilio Vargiu, il poliziotto ben voluto da tutti, erano stati riservati i funerali di Stato: la decisione era stata presa dal Governo perché l’uomo “era caduto nell’adempimento del proprio dovere”. La scorsa mattina la condanna a dieci anni di carcere del cognato.