Otto ore, non una di più. Ma è già qualcosa: il prossimo 20 ottobre a partire dalle 8 del mattino - ora locale - fino alle 16, parte una tregua armata in quel di Aleppo. A concederla, ovviamente, le parti che cingono d'assedio la zona orientale della città: l'esercito regolare siriano e le forze militari russe che supportano la dura campagna di Damasco in quella che, più di ogni altra, è la chiave della guerra civile siriana.

Scopo dell'iniziativa è quella di salvaguardare il più possibile la popolazione civile nel centro urbano, ormai ridotta allo stremo delle forze da settimane incessanti di raid aerei e combattimenti in strada.

L'annuncio del comando russo

A rendere nota quella che è stata definita una "pausa umanitaria" è stato il generale Sergej Rudskoy. L'ufficiale russo viene citato come fonte dalla Tass, l'agenzia di stampa di Mosca che ha diffuso a livello internazionale la notizia. Le otto ore di pausa serviranno ad evacuare da Aleppo "i malati ed i feriti, nonché per il ritiro dei miliziani". L'ultima parte dell'annuncio è dunque riservata alle milizie ribelli tutt'ora asserragliate nel centro urbano, potrebbe trattarsi dell'ultima opportunità offerta da Damasco e Mosca di ritirarsi dalle zone presidiate e dare spazio all'esercito siriano.

In caso contrario, questo Rudskoy non lo dice, ma è presumibile che la tregua possa rappresentare la "quiete prima della tempesta". Possibile infatti che i militari siriani e russi intendano scatenare una nuova, violenta offensiva.

L'importanza di Aleppo

Che Aleppo est, zona della storica città ancora sotto il controllo dei ribelli, sia la chiave del conflitto che insanguina la Siria da oltre cinque anni, è ormai chiaro per tutti. Lo stesso presidente siriano Bashar al-Assad, in una recente intervista, ha sottolineato l'importanza strategica e politica della presa di Aleppo e, nel contempo, ha rigettato qualunque ipotesi di accordo con le milizie ribelli. "O li rispediamo in Turchia, da dove in effetti provengono, oppure li uccidiamo tutti.

Non c'è alternativa", ha detto il leader di Damasco. La macchina del confronto a distanza tra Russia e Stati Uniti è già in moto, l'annunciata offensiva irachena su Mosul, che gode anche del supporto di forze speciali statunitensi, nasce dal bisogno di Washington di dare una risposta concreta a quanto sta accadendo in Siria prima ancora di infliggere un colpo micidiale al malcapitato Stato Islamico. Il quale ha dovuto, suo malgrado, già rinunciare a Dabiq, città siriana simbolo della jihad caduta nelle mani dell'Esercito siriano libero supportato dalle forze militari turche. Pertanto, se Assad riconquista Aleppo, la guerra civile volgerà definitivamente in favore delle forze governative e l'immagine di una Siria certamente non unita ma in buona parte sotto il controllo delle truppe lealiste, potrebbe avere un peso decisivo in favore dell'attuale governo in quello che sarà il futuro tavolo delle trattative per decidere il futuro del Paese.