Cinque anni di guerra civile, un numero di morti complessivi che si aggira sul mezzo milione di persone. Eppure oggi, se c'è una guerra in Siria è quella politica ed indiretta che stanno combattendo Stati Uniti e Russia. Bashar al-Assad non ha dubbi in proposito e lo dice a chiare lettere in un'intervista rilasciata all'organo di stampa russo 'Komsomolskaya Pravda'. Per il presidente siriano, fedele alleato della Russia, l'attuale braccio di ferro in atto nel suo Paese tra Washington e Mosca non è altro che un'appendice della storica guerra fredda che a suo tempovedeva contrapposti gli Stati Uniti all'URSS e che non è mai cessata del tutto.

"Nel mio Paese - afferma - è in atto un confronto globale tra Stati Uniti e Russia. L'America vuole conservare la sua egemonia nel mondo. L'Occidente, nonostante la caduta dell'URSS, non ha mai cessato la guerra fredda".

'La riconquista di Aleppo è decisiva'

Ad Aleppo si sta combattendo la battaglia più dura e sanguionosa in cinque anni di guerra civile. "La riconquista di Aleppo est - dice Assad - sarebbe una grande vittoria strategica e politica". Nessun dubbio in proposito, il pieno controllo della città da parte delle forze governative darebbe probabilmente il colpo di grazia alle milizie ribelli e permetterebbe all'asse Damasco-Mosca di sedersi ad un eventuale tavolo delle tratattive con un solido punto di vantaggio.

A proposito dei ribelli, Bashar al-Assad rigetta qualunque ipotesi di accordo. "O li spingiamo verso la Turchia, da dove in effetti vengono, o li uccidiamo tutti. Non ci sono alternative". La Turchia in questo scenario riveste un ruolo cardine, secondo il leader siriano. "Mi auguro che il riavvicinamento tra la Turchia e la Russia possa spingere Ankara a non sostenere più i gruppi ribelli".