La grande avanzata dell'esercito iracheno, insieme alle forze curde e alle milizie sciite di supporto, per strappare la città di Mosul dalle mani degli uomini in nero del sedicente Stato islamico continua senza sosta nonostante la resistenza dei jihadisti sia più dura del previsto. Il piano dell'alto comando iracheno è quello di accerchiare la città per impedire ai miliziani islamisti di scappare e di ricevere rifornimenti e nel frattempo di conquistare i dintorni del centro abitato e i piccoli villaggi prima di arrivare in centro e catturare i terroristi rimasti in città casa per casa.

Sinergia tra curdi, iracheni e statunitensi

Le forze curde stanno avanzando da nord e stanno liberando moltissimi piccoli villaggi che per due anni sono stati nelle mani del sedicente Califfato e stanno aiutando i civili ad evacuare la zona prima che incominci la grande battaglia finale per la riconquista di Mosul. Le forze speciali statunitensi stanno avanzando dalla direzione opposta, da sud, e stanno rastrellando casa per casa i jihadisti che si sono barricati con ostaggi nelle povere abitazioni della popolazione locale; gli Stati Uniti sono anche impegnati in grandi raid arei sulle postazioni islamiste e sui cecchini appostati sui tetti delle case.

Le forze dell'esercito regolare iracheno sono ormai a poco meno di una trentina di chilometri da Mosul e sono quasi arrivati al villaggio di Saffyra e comandanti più alti in grado sono ottimisti riguardo all'esito finale della battaglia e pensano che ormai per lo Stato islamico sia arrivata davvero la fine. Il responsabile delle operazioni sul campo, Nijem Al Jabour, ha dichiarato: "Il morale dei jihadisti è ormai sotto le scarpe. Lo si può leggere sui loro volti. Per loro questa credo che sia davvero la fine".

La resistenza jihadista

Nonostante la sconfitta ormai prossima, i miliziani in nero del sedicente Califfato non si arrenderanno molto facilmente e stanno coprendo la loro ritirata disseminando le poche strade ancora percorribili con chiodi e trappole esplosive, incluse alcune mine antiuomo vietate dalle convenzioni internazionali. Anche il petrolio viene usato come arma per sbarrare la strada ai liberatori di Mosul: sono stati scavati alcuni fossati riempiti di greggio che è stato poi dato alle fiamme e le esalazioni tossiche stanno provocando intossicazioni e vittime tra i bambini.

Alcuni civili sono stati presi come ostaggi e sono usati dagli islamisti come scudi umani, mentre i cecchini sparano a vista dai tetti delle poche case ancora in piedi. Anche la vicina città di Kirkuk è stata presa di mira da una lunga serie di attentati negli ultimi giorni, forse proprio per tenere alto il morale dei combattenti e distogliere l'attenzione dalla disastrosa situazione a Mosul.  

Si rischia il disastro umanitario

Mentre i combattimenti infuriano, per la popolazione civile la vita è un vero incubo tra paura degli attentati e delle bombe e la mancanza di ogni genere di prima necessità come cibo e medicinali: gli sfollati vengono indirizzati in enormi campi profughi in cui manca tutto e le condizioni igieniche sono a dir poco disastrose.

Si stima che almeno un milione potrebbero essere i civili in fuga da Mosul e dai villaggi vicini e l'accoglienza nei campi sta diventando un problema perché manca quasi tutto e anche l'acqua è razionata: alcune donne e alcuni bambini si stanno ammalando a causa dell'acqua contaminata.