Octapharma è un azienda farmaceutica con sede a Lachen, in Svizzera, che vanta 6.200 dipendenti in tutto il mondo, e che nel 2016 ha raggiunto risultati da record, ottenendo ricavi per 1,6 miliardi di euro in aumento del 5,8% rispetto al 2015.

L’azienda, però, in questi giorni è passata agli onori della cronaca per un reportage della TV svizzera che ha indagato sui ricavi ottenuti dal traffico di plasma.

Una città con molta disoccupazione

A Cleveland, città americana fortemente segnata dalla crisi economica, file di disoccupati attendono il proprio turno per donare, per ben due volte a settimana, il loro plasma, vale a dire la parte di sangue più ricca di proteine. Il tutto per ricevere in cambio 60 dollari con i quali sfamare la propria famiglia.

La legge americana, infatti, prevede la possibilità di comprare il sangue dei donatori, cosa che quasi in tutta Europa è vietata. Due prelievi a settimana però sono troppi. Si rischiano stati di debolezza ed emicrania.

Per i molti cittadini di Cleveland, questa rappresenta l’unica fonte di sostentamento.

Dal 2008 infatti, anno della crisi finanziaria che duramente ha colpito l’America e non solo, le vendite di sangue sono passate da 15 a 32 mila unità all’anno. Più del doppio! Poco importa allora se si rischia la propria salute.

In fila per donare il sangue

In fila per donare il sangue non è difficile trovare tossicodipendenti, da cui, secondo le indicazioni della Croce Rossa Svizzera, non si dovrebbe prelevare il sangue perché inutilizzabile. Da questo punto di vista l’ematologo francese Jean-Jacques Huart, spiega che c’è un serio rischio di diffusione di nuovi virus, come accadde negli anni ‘80 con l’HIV.

Questo affare, tuttavia, è troppo importante, sia per i pazienti, che si aggrappano ad una speranza di sopravvivenza, sia per le aziende farmaceutiche, che senza scrupoli, approfittando dello stato di indigenza delle persone, riescono a fare business per miliardi di euro.

Wolfgang Marguerre, il fondatore della Octapharma, si rifiuta di rilasciare interviste in merito alla questione. La sua azienda, pur avendo un atteggiamento di dubbio valore etico, non viola alcuna legge dello stato americano.