Quando arriva il mese di maggio, nelle scuole italiane, è tempo di bilanci, verdetti e corsa all'ultimo voto per non rischiare l'eventuale e drammatica bocciatura. Non a caso, famoso è il detto: "Maggio, studente fatti coraggio". Il coraggio di certo non è mancato a dei giovanissimi studenti della Scuola media Sandro Pertini di Banchette, nell'area metropolitana di torino.
Dopo il duplice incendio, che nel giro di pochi giorni ha devastato le aule scolastiche e costretto alla chiusura della struttura, sono immediatamente partite le indagini degli inquirenti.
Sarebbero due ragazzi di 13 e 14 anni gli artefici
Sarebbero proprio due ragazzi che frequantano la scuola media Sandro Pertini i sospettati dagli inquirenti per questo duplice incendio. I due minori, con alle spalle una situazione familiare abbastanza complicata, si sarebbero fatti aiutare da due amici, entrambi maggiorenni, per appiccare il fuoco. Nonostante, però, le indagini siano tuttora in corso di accertamento e i quattro ragazzi non risultino ancora formalmente indagati, la pista seguita dagli inquirenti sembra quella giusta, anche perché a tradire il gruppo potrebbe essere stato proprio il sistema di geolocalizzazione dei telefonini.
I ragazzi temevano la bocciatura
La situazione familiare certamente non semplice e la paura di essere bocciati sono state certamente le cause principali dell'atto, di cui, come fa sapere il quotidiano La Stampa, si starebbe occupando anche la Procura dei minori del Tribunale di Torino.
Il procuratore capo, Giuseppe Ferrando, commentando ai media locali la vicenda, parla di "situazione estremamente delicata", anche se esprime cauto ottimismo. Gli investigatori fanno sapere che i quattro ragazzi, nella notte tra lo scorso sabato e domenica, avrebbero utilizzato del liquido infiammabile su carta imbevuta per appiccare il fuoco. La carta imbevuta sarebbe stata ritrovata dagli investigatori nel portaombrelli di una delle aule della scuola media. Inoltre, secondo le indagini, i sospettati avrebbero tentato di prelevare e smontare l'hard disk dal computer della vicepreside, non sapendo che in esso erano contenuti soltanto gli orari scolastici.
Il tentativo di bis per far chiudere la scuola
Il rogo avrebbe interessato un'ala della grande struttura e costretto i giovani alunni e i loro insegnati a un "giorno di riposo" dalle lezioni. Non appena è arrivata la comunicazione che la situazione a scuola sarebbe tornata alla normalità, i quattro giovani, nella notte precedente alla riapertura dell'istituto, avrebbero tentato il "bis" appiccando il fuoco sull'ala che, nel primo caso, non era stata interessata dalle fiamme. Non certo una "bravata" compiuta da ragazzi innocenti, dunque, ma un vero e proprio atto doloso compiuto dal gruppetto con la speranza che la scuola non potesse più riaprire, evitando dunque di rischiare la bocciatura.