Senza pudore, un sergente della polizia di malta, ha affidato ad un post su facebook il suo pensiero su Daphne Caruana Galizia, la giornalista d’inchiesta maltese fatta saltare in aria da un’autobomba il 16 ottobre scorso. Quello che sta emergendo sulle trame politiche, istituzionali ed economiche su quest'isola che era considerata felice è qualcosa di molto oscuro.
Un uomo di legge, chiamato a proteggere i cittadini e a far rispettare la legge, si è dichiarato felice per la morte della giornalista.
Per lui evidentemente il mascalzone è chi fa inchiesta per far venire alla luce il malaffare internazionale, che coinvolge anche la Repubblica maltese, e non chi si è macchiato di un atroce omicidio. In lingua maltese il poliziotto, che di nome fa Ramon Misfud, ha scritto: ‘Alla fine ognuno ha quel che si merita, sono felice’, aggiungendo l’emoticon del sorriso.
Felice di cosa? Da che parte sta quest’uomo di legge? Non solo. Il sergente sarebbe anche uno dei poliziotti a cui è affidato il compito di indagare sull’omicidio della reporter. Allora c’è da chiedersi se quest’uomo sia all’altezza di questo delicato compito e soprattutto se merita ancora di indossare una divisa e rappresentare la legge.
Il figlio della giornalista uccisa: ‘Muscat ha favorito cultura dell’impunità’
Il post ha fatto il giro del web e il profilo di Misfud è stato preso di mira dagli utenti di facebook. Appreso di questo sconcertante episodio, il figlio della giornalista, Matthew Caruana Galizia, si è sfogato, dando del clown al primo ministro Joseph Muscat, responsabile di ‘aver demonizzato e aggredito’ per dieci anni sua madre. Commentando riguardo al post di Ramon Misfud, ha definito il suo Paese come ‘uno stato di mafia dove si può saltare in aria solo perché si esercitano i propri diritti fondamentali’.
Matthew, anche lui giornalista investigativo, ha anche raccontato pubblicamente gli attimi drammatici della morte della madre, da quando ha udito il boato dell’esplosione alla corsa verso la macchina in fiamme.
Ha raccontato di aver visto i pezzi del corpo martoriato della congiunta. ‘È morta per la vostra incompetenza e negligenza nel prevenire che questo accadesse’, aveva subito sentenziato, rivolgendosi ai poliziotti accorsi sul posto.
L’analisi che il giovane giornalista fa è impietosa. La morte della madre, secondo Matthew, è dovuta al fatto che si è ‘trovata in mezzo tra la legge e chi cerca di violarla' e sarebbe stata colpita 'anche perché era l'unica a farlo.’ La responsabilità sarebbe soprattutto delle istituzioni, del governo in primis, che avrebbe favorito una ‘cultura dell'impunità’. Ha attaccato direttamente il premier Muscat, che avrebbe messo nel suo ufficio, nella polizia e nei tribunali ‘corrotti, imbecilli e incompetenti.’
Chi ha ucciso Daphne Caruana Galizia?
La Guardia di finanza ha sgominato una banda di contrabbandieri di gasolio rubato dalla raffineria libica di Zawyia.
Si tratta di un’associazione a delinquere formata da italiani, maltesi e libici. Tre sono in carcere, altri tre sono agli arresti domiciliari, mentre altre tre persone sono tuttora ricercate. Si è cercato di mettere in relazione quanto accaduto con la morte della giornalista. Tuttavia l’omicidio di Daphne Caruana Galizia sembra essere una cosa troppo grossa per essere attribuibile a una banda di contrabbandieri
La stampa in questi giorni sta insistendo molto su un giro di tangenti che sarebbero state versate dalla dittatura dell’Azerbaijan a favore della moglie di Muscat e di uomini del suo staff. Le modalità dell’assassinio di Daphne Caruana Galizia ricorda drammaticamente gli attentati di stampo mafioso che abbiamo conosciuto fino ai primi anni ‘90, fino a quando Cosa Nostra era guidata da Totò Riina (successivamente, sotto la dottrina Provenzano l’organizzazione mafiosa avrebbe deciso di tenere un profilo basso).
C’entra qualcosa la mafia italiana? L’esplosivo viaggerebbe in maniera più sicura via mare e la Sicilia è vicina. Ma si tratta solo di supposizioni, che oltretutto nulla direbbero sui mandanti. D’altro canto anche la criminalità organizzata è globalizzata e i soggetti coinvolti potrebbero non appartenere ad un’unica nazione.