Kim Jong-un potrebbe ordinare a breve un nuovo test missilistico. L'occasione potrebbe presentarsi dinanzi ad un importante anniversario del regime, visto che in passato alcune sperimentazioni balistiche della Corea del Nord sono state effettuate in giornate 'speciali'. Il prossimo 17 dicembre ricorre il sesto anniversario della morte di Kim Jong-il, ex presidente e padre dell'attuale leader.
Non è l'unica indiscrezione che arriva dal punto più 'caldo' del pianeta, ci sarebbe infatti un'intensa attività a Punggye-ri, poligono nucleare del regime. Intanto, sebbene la Russia continui a supportare la linea della soluzione diplomatica a tutti i costi, c'è stata una recentissima dichiarazione del presidente Vladimir Putin che, certamente, ha 'gelato' il suo omologo nordcoreano.
La conferenza di Kim ed i timori del Csis
Il regime di Pyongyang ha tenuto una conferenza presieduta dal leader supremo in persona, con l'obiettivo di fare il punto sullo stato della difesa militare del Paese. Kim Jong-un ha sottolineato il successo dell'ultimo test dello scorso 29 novembre, in cui il nuovo prototipo di missile intercontinentale Hwasong-15 è stato lanciato con sprezzante audacia fino alle acque territoriali del Giappone.
Test come questo hanno reso 'grande' la Corea del Nord, secondo quanto detto dal dittatore che ha elevato il suo Paese a 'potenza nucleare'. Secondo il quotidiano britannico Daily Express, la conferenza potrebbe essere il preludio di un nuovo lancio, un timore condiviso dal Center for Strategic ed International Studies (Csis) di Washington, e la data 'sospetta' è chiaramente quella del 17 dicembre.
Strani movimenti al poligono nucleare
Un altro allarme in tal senso arriva da 38North, sito specializzato in cronaca ed analisi relative alla penisola coreana ed al Nord in particolare. Nuove immagini satellitari lasciano pensare che il regime abbia deciso di espandere il sito utilizzato per gli esperimenti nucleari a Punggye-ri, dove lo scorso settembre sarebbe stata fatta esplodere una bomba all'idrogeno.
Il condizionale è d'obbligo perché l'unica certezza è la detonazione di un potente ordigno capace anche di causare un terremoto nella zona. Sulla tipologia, gli esperti hanno ancora qualche dubbio perché non è certo il possesso di bombe H nel nutrito arsenale bellico nordcoreano. Ad ogni modo le immagini mostrano un elevato livello di attività e gli esperti di 38North hanno ipotizzato la costruzione di un nuovo tunnel per gli esperimenti nucleari.
Putin: 'La Corea del Nord non è una potenza nucleare'
Nel frattempo da Mosca è arrivata una notizia certamente sgradita al leader di Pyongyang. Il presidente russo Vladimir Putin, infatti, ha detto a chiare lettere di non riconoscere lo status di 'potenza nucleare' con il quale Kim Jong-un ha definito il suo Paese.
Detto ciò, il leader del Cremlino ha 'bacchetto' per l'ennesima volta gli Stati Uniti. "Sono state alcune delle azioni passate di Washington a spingere la Corea del Nord a violare gli accordi del 2005 sulla limitazione del programma nucleare. Ora crediamo che un attacco alla Corea del Nord possa avere conseguenze catastrofiche, noi speravamo di poter lavorare con gli Stati Uniti per risolvere la crisi. Ad ogni modo - ha aggiunto Putin - le due parti ora devono smettere di aggravare la situazione".
Trump-Putin, filo diretto
Il 14 dicembre i presidenti di Stati Uniti e Russia hanno comunque avuto un colloquio telefonico. Sarebbe stato Donald Trump a prendere l'iniziativa, non ci sono fonti precise su cosa si sono detti i due leader, ma lo staff della Casa Bianca ha confermato che l'oggetto della discussione è stata la crisi coreana.
Quel che sembra certo è la tensione che sembra destinata a salire, soprattutto se la Corea del Nord dovesse lanciare un altro missile. Il senatore repubblicano Lindsay Graham, intervistato dalla versione online della rivista 'The Atlantic', ha dichiarato che "la percentuale di un attacco statunitense alla Corea del Nord in questo momento è del 30 per cento, ma salirebbe fino al 70 nel caso in cui un nuovo missile di Pyongyang fosse lanciato per minacciare i Paesi alleati degli Stati Uniti (il Giappone in particolare)". Ed il senatore Graham è un frequente interlocutore di Donald Trump.