Sin dai primi giorni del 2018, l'influenza non sembra aver lasciato un minimo di tregua tanto che sono state molte le strutture ospedaliere ad aver affrontato grandi difficoltà dal punto di vista della disponibilità dei posti letto per i ricoveri. Nonostante il peggio sembra essere passato, un nuovo pericolo si è andato ad insinuare in maniera latente e silenziosa, soprattutto tra i bambini e gli anziani.

Si è trattato del cosiddetto virus Yamagata, un ceppo influenzale che ha innalzato ancor di più il numero dei casi di soggetti colpiti dall'epidemia. Adesso, Giovanni Rezza, il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, ammette la possibilità che ci possa essere una nuova ondata di influenza a causa del virus A-H3N2.

8 milioni di soggetti con l'influenza

Quella che si è andata a manifestare nelle prime settimane di Gennaio e che si è protratta fino ad oggi è considerata una delle peggiori influenze che si sono registrate negli ultimi 15 anni, superando di gran lunga anche il virus diffusosi a cavallo tra il 2004 e il 2005 e la pandemia della stagione invernale del 2009-2010.

I dati sono stati raccolti da Influnet, il portale tenuto in continuo aggiornamento dall'ISS (Istituto Nazionale della Sanità), e hanno messo in luce un vero e proprio bollettino di guerra: sono più di 8 milioni le persone malate, 50 le fenomenologie più gravi e ben 7 i morti. Di questi, oltre 60mila casi sono stati registrati solo nel modenese. Nonostante i decessi abbiano avuto come elemento comune delle patologie che hanno indebolito ulteriormente il sistema immunitario dei pazienti, è piuttosto allarmante la possibilità che l'influenza possa avere complicanze imprevedibili. I maggiormente colpiti sono stati gli anziani e ancor di più i bambini, i quali sono stati anche i fautori della diffusione della seconda ondata dell'epidemia non appena si è avvicinato il rientro a scuola.

Il picco sembrerebbe dunque essere passato, ma secondo l'Istituto Nazionale della Sanità spiega che l'incidenza resterebbe ancora elevata.

Nuovo ceppo d'influenza: i sintomi dell'A-H3N2

L'epidemia di influenza verificatasi nel primo mese del 2018 è stata legata principalmente a due ceppi influenzali: secondo quanto riportato da Giovanni Rezza, il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’ISS, tutto ciò sarebbe stato causato dalla diffusione dei virus influenzali A sottotipo H1N1 e B, quest'ultimo noto anche come virus Yamagata. Fino ad adesso, però, è rimasto latente un altro ceppo, ossia l'A-H3N2, il quale potrebbe costituire un ulteriore ostacolo alla sconfitta definitiva dell'influenza 2018.

''Se quest’ultimo virus dovesse ‘risvegliarsi’, allora ci potrebbe essere una coda più lunga per l’attuale stagione influenzale'', ha spiegato in un'intervista. A differenza dei suoi similari, l'influenzavirus A-H3N2 presenta delle caratteristiche leggermente diverse e, proprio per questo motivo, non è coperto dalla protezione offerta dal vaccino trivalente attualmente somministrato. I sintomi restano quelli classici, pertanto ci si dovrà aspettare una temperatura corporea uguale o superiore ai 38°C, dolori a livello muscolare e osseo, insonnia, emicrania e mancanza di appetito. Nei bambini, invece, anche la nausea e il vomito potrebbero essere dei segnali. Ciò che però preoccupa di tale virus è l'elevata possibilità di contagio, in quanto si ha avuto già un'idea sulla possibile epidemia negli anni passati: per ben tre stagioni, gli Stati Uniti d'America sono stati colpiti dall'influenzavirus A sottotipo H3N2, che ha avuto in alcuni momenti di picco anche un tasso di mortalità più alto rispetto al normale.

In caso di contagio, dunque, si consiglia sempre di contattare il proprio medico di famiglia, il quale a seconda della gravità della situazione potrebbe prescrivere un antibiotico o consigliare il ricovero in ospedale: per questo motivo, prima di rivolgersi al pronto soccorso, occorre esaminare la fenomenologia della patologia, onda evitare di affollare inutilmente gli ospedali. In ogni caso, conviene sempre cercare di limitare le possibilità di contagio, evitando dunque i posti chiusi ed affollati e lavandosi spesso le mani, soprattutto prima dei pasti e dopo essere stati fuori casa.