“Vado a sparare ai neri”, è la frase che alcuni conoscenti di Luca Traini riferiscono di avergli sentito ripetere in questi ultimi giorni. Probabilmente il giovane classe 1980, descritto come “alto, calvo, fisico atletico e incensurato”, originario di Tolentino, in provincia di Macerata, ha perso la testa dopo la notizia del ritrovamento del corpo fatto a pezzi di Pamela Mastropietro nelle vicinanze della sua città.
Proprio questa mattina, poi, mentre Luca Traini saliva a bordo della sua Alfa 147 nera con una pistola Glock 4, si stava tenendo nel tribunale di Macerata l’udienza di convalida dell’arresto del presunto colpevole del brutale omicidio di Pamela, il nigeriano Innocent Oshegale.
‘So che Luca Traini aveva una pistola’
Ma sono diversi gli indizi, a cominciare dalla zona di Macerata dove è avvenuto il raid del ‘cacciatore di neri’, a far propendere per una vendetta, se pur folle, per quanto accaduto alla ragazza romana. E poi, Francesco Clerico, titolare della palestra Robbys, da cui Traini era stato cacciato nell’ottobre scorso, afferma che il giovane “aveva atteggiamenti sempre più estremisti, faceva il saluto romano, battute razziste e so che aveva una pistola”.
Tutta colpa di “amicizie sbagliate” e di una “situazione familiare disastrosa” secondo Clerico, che attribuisce a Luca Traini anche dei trascorsi in Forza Nuova e Casapound, prima di avvicinarsi alla Lega.
Luca Traini arrestato con la bandiera tricolore indosso mentre faceva il saluto romano
Quando i militari dell’Arma dei carabinieri, giunti nella piazza dove sorge il monumento dei Caduti, gli hanno intimato di non opporre resistenza, Luca Traini si è fatto arrestare senza reagire. Era avvolto da una bandiera con il tricolore italiano e, secondo le testimonianze, avrebbe anche fatto il saluto romano rivolgendosi alla piazza antistante. Nella sua auto sono state rinvenute la pistola e una tuta mimetica.
Le simpatie di destra di Traini, come detto, erano comunque note, visto che, tra le altre cose, era stato candidato alle elezioni Comunali di Corridonia (provincia di Macerata) del giugno scorso nelle file della Lega di Matteo Salvini. Ma, nonostante i suoi trascorsi non proprio cristallini, niente, prima di queste ultime drammatiche ore, avrebbe potuto far pensare che il giovane potesse arrivare a compiere un gesto di una simile gravità.
La ricostruzione dei fatti
Salito a bordo di un’Alfa Romeo 147 di colore nero, armato di una pistola Glock 4, non si sa ancora in che modo ottenuta, Luca Traini ha iniziato a percorrere la zona compresa tra via dei Velini, via Pancalducci, Casette Verdini, Piediripa, corso Cairoli e via Spalato, pieno centro di Macerata.
La stessa via, quest’ultima, dove risiedeva il nigeriano Innocent Oshegale e dove, secondo i primi riscontri, sarebbe avvenuto l’omicidio di Pamela Mastropietro. Il bilancio, pesantissimo, del raid punitivo di quello che alcuni hanno già soprannominato il ‘cacciatore di neri’, è stato di 6 feriti (2 gravi), tutte persone di colore originarie di Nigeria, Mali e Ghana. Per non parlare, poi, del panico che si è scatenato in città, con il sindaco Romano Carancini costretto a lanciare, tramite twitter, un appello a non uscire di casa ai propri concittadini, poi fortunatamente rientrato. Appello replicato anche dalla Polizia di Stato per evitare altre vittime, fino a quando il ‘cacciatore di neri’ Luca Traini non è stato assicurato alla giustizia.