Il contesto è quello siriano, almeno per ora. Quella Siria che già da sette anni è martoriata da una guerra civile, diventata quasi un "laboratorio" nel quale si sperimentano coalizioni, giochi di potere e prove di forza. Mentre nella giornata di ieri veniva annunciata quella che dovrebbe essere l'offensiva finale contro l'Isis, guidata dagli USA e dai suoi alleati sul campo, si consumava un pericolosissimo confronto tra due potenze mediorientali: Israele e Iran.
Certamente è solo uno dei fronti caldi che toccano anche la Siria, ma ad oggi è considerato anche il più pericoloso, quello che potrebbe portare ad una preoccupante escalation.
La situazione sul territorio
Già durante i raid militari delle scorse settimane, gli israeliani avevano mostrato un certo interesse nel colpire gli iraniani. Il 16 aprile, un funzionario militare israeliano ha dichiarato al "New York Times" che è stato proprio il suo Paese a colpire la base aerea siriana T-4, vicino Palmira, dove sono morti anche dei militari. Intanto, la NBC ha rivelato che alcuni funzionari dell'amministrazione americana considerano, ad oggi, molto probabile una guerra tra Israele e Iran.
In linea con quanto confermato da Donald Trump qualche giorno fa, Israele ha dichiarato di voler limitare la presenza e il ruolo di Teheran in Siria. Il disegno iraniano sarebbe quello di espandere la propria influenza di potenza sciita a Iraq, Siria e Libano. Uno scenario inaccettabile per il governo israeliano che, qualora i presunti piani dell'Iran dovessero giungere a compimento, si vedrebbe circondato.
Per questo motivo, il Paese guidato da Netanyahu non può permettere che l'Iran disponga di ordigni nucleari e, allo stesso tempo, deve evitare che Teheran possa espandere la propria influenza territoriale e politica.
Le rivelazioni di Netanyahu
All'indomani del colloquio tra il primo ministro israeliano Netanyahu ed il nuovo segretario di Stato americano, Mike Pompeo, il primo ha accusato pubblicamente l'Iran di aver portato avanti la ricerca nucleare, presentando una serie di prove sull'esistenza di un programma nucleare segreto iraniano.
Dunque, secondo Gerusalemme, nonostante l'accordo siglato nel 2015, Teheran non avrebbe mai posto realmente fine alla sua strategia.
Il premier israeliano ha mostrato video, foto e anche mappe dei presunti siti segreti di ricerca e sviluppo nucleare iraniani. Documenti che sarebbero stati acquisiti in seguito ad una brillante operazione dell'intelligence. Si tratta di testimonianze incontrovertibili per Gerusalemme e Washington. Di conseguenza, Netanyahu è convinto che Trump farà la scelta giusta (entro il 12 maggio), in merito all'accordo con l'Iran. Il presidente americano, dopo le accuse dell'alleato israeliano verso gli iraniani, ha commentato, soddisfatto, che le prove presentate da "Bibi" confermano al 100% i suoi sospetti verso Teheran.
Le reazioni internazionali
In seguito alle rivelazioni-show fatte in diretta Tv in prima serata, sono emersi diversi dubbi.
L'Occidente, dunque, si dimostra ancora una volta diviso: da una parte l'Unione Europea, e dall'altra gli Stati Uniti.
Da Bruxelles, Federica Mogherini (Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza) ha affermato che le rivelazioni di Israele sul programma atomico iraniano non mettono "in discussione" il rispetto da parte iraniana dell'accordo del 2015. La "Lady PESC" ha ricordato che l'unica organizzazione internazionale imparziale e incaricata di sorvegliare sugli impegni nucleari di Teheran è l’Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA). Per la Mogherini, dunque, prima di assumere una posizione definitiva, è essenziale che l'AIEA effettui tutti i controlli del caso.
Proprio l'agenzia dell'ONU ha dichiarato di non avere alcune ragione di ritenere che l'Iran abbia condotto attività legate allo sviluppo di armamenti nucleari dopo il 2009. Del resto, era stata la stessa AIEA, in passato, ad affermare che probabilmente, almeno fino al 2003, l'Iran avesse condotto esperimenti volti allo sviluppo di armi atomiche. Successivamente, però, se queste attività sono state portate avanti, è stato fatto su scala ridotta. Ad ogni modo, attualmente non ci sarebbero prove attendibili circa la presenza di un programma segreto successivo all'accordo del 2015.
Gli Stati Uniti, invece, sono decisamente più sicuri. Mike Pompeo, nuovo capo della diplomazia americana, ha confermato l'autenticità e la veridicità dei documenti presentati da Israele.
Secondo il segretario di Stato americano, Teheran avrebbe "ripetutamente mentito all'Agenzia internazionale per l'energia atomica" e "ha mentito sul suo programma ai sei Paesi con cui ha negoziato l'accordo nucleare del 2015".
Infine, secondo Teheran, Netanyahu avrebbe come obiettivo quello di sabotare l'accordo nucleare in vista del 12 maggio, quando Trump deciderà se confermare o meno l'intesa. Il ministro della Difesa iraniano ha minacciato una "risposta sorprendente" da parte del suo Paese, qualora Israele dovesse proseguire con questi comportamenti irresponsabili.