Il 13 marzo, Donald Trump aveva comunicato via Twitter che il nuovo segretario di Stato americano sarebbe stato Mike Pompeo, dopo aver ringraziato colui che aveva ricoperto quel ruolo fino a quel momento, Rex Tillerson, per il lavoro svolto.
In realtà, Rex Tillerson ha continuato a portare avanti il suo incarico fino al 31 marzo, e a partire dal 1° aprile è stato John J. Sullivan a svolgere le funzioni di segretario di Stato. Il motivo di tanta attesa, naturalmente, è legato alla procedura istituzionale prevista, affinché il nuovo collaboratore nominato dal presidente possa effettivamente svolgere il suo compito.
Infatti, dopo l'indicazione da parte del leader della Casa Bianca, il candidato di turno deve ottenere il beneplacito del Senato, che vota in seduta plenaria solo dopo aver ottenuto parere favorevole dalla commissione Esteri (in ogni caso, il parere non è vincolante per la votazione al Senato).
Gli ostacoli al Senato
Nei giorni scorsi, la conferma del Senato non sembrava così scontata, soprattutto in merito a quanto accaduto in commissione Esteri, dove l'annunciato voto contrario del repubblicano Rand Paul (Kentucky) e i dubbi di Jeff Flake (anche lui repubblicano, Arizona) avrebbero potuto mettere a rischio il parere positivo dell'ente. Alle possibili defezioni di Paul e Flake, si era aggiunta anche l'assenza di John McCain (già candidato repubblicano alle presidenziali del 2008), rientrato in Arizona per curare il cancro.
E così è partita la ricerca di voti democratici per sostenere il "falco" ex direttore della Cia. Tuttavia, lunedì 23 aprile, Rand Paul ha cambiato idea, e su Twitter ha annunciato che avrebbe votato in favore di Pompeo. Con l'approvazione della commissione Esteri, lunedì sera Pompeo ha evitato di incorrere in quello che sarebbe stato lo spiacevole primato di essere il primo segretario di Stato nominato contro il parere del suddetto ente.
Ieri, 26 aprile, il Senato ha definitivamente approvato la nomina di Pompeo con 57 voti favorevoli e 42 contrari: 50 preferenze sono state espresse dai repubblicani (tutti meno McCain, assente) e 7 dai democratici.
Un ruolo cruciale
Il segretario di Stato americano avrà il compito fondamentale di definire la politica estera della grande potenza di riferimento del mondo occidentale, gli USA.
Non è, dunque, un ruolo marginale. Già oggi sarà presente al vertice NATO a Bruxelles. Successivamente è atteso a Gerusalemme.
Pompeo era già entrato in azione informalmente e segretamente (fino a un certo punto), e nei giorni scorsi erano circolate notizie - poi confermate da Donald Trump - circa un suo incontro con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un. Pare proprio che l'ex direttore della Cia abbia fatto un buon lavoro in quell'occasione, se si considera che, pochi giorni dopo, Kim Jong-un ha dichiarato che i test nucleari sarebbero stati sospesi.