Nuova ondata di scontri in Nicaragua, che nella giornata di ieri 23 giugno hanno provocato almeno 7 morti, di cui uno è un bimbo di solo un anno. Ferma la condanna della madre, che accusa la polizia davanti alle reti televisive. Le forze dell'ordine sono state ritenute colpevoli. Le manifestazioni, avviate dal 18 aprile scorso prima a Managua e a seguito nella città di Masaya, hanno come obiettivo la protesta contro la riforma delle pensioni decisa dal governo del presidente Daniel Ortega, che impone pesanti 'limitazioni e rinunce' alla popolazione.

Nuove proteste contro il Governo Ortega, sette i morti tra cui un neonato

Le nuove manifestazioni di protesta di quest'ultimi giorni di giugno contro il governo sandinista di Daniel Ortega non sembrano cessare in Nicaragua. Gli scontri, avviati dal 18 aprile scorso, a seguito della dichiarazione di Masaya quale 'territorio libero dal dittatore', facendo riferimento a Ortega - già leader del Frente Sandinista di Liberacion Nacional e presidente del Nicaragua per undici anni dal '79 al '90 e successivamente dal 2007 al giorno d'oggi (altri undici anni), non hanno avuto tregua; anche la Chiesa ha cercato di mediare tra Governo e manifestanti, ottenendo solamente alcune giornate di fermo, per poi riprendere con nuove rappresaglie che non accennano a fermarsi.

Motivazione principale della ripresa delle proteste è il rapporto presentato dalla Commissione interamericana dei diritti umani (Cidh) all'assemblea dell'Organizzazione degli Stati Americani (Osa) in cui si accusa l'attuale Governo di gravi violazioni dei diritti umani - commesse dallo Stato e dai gruppi affiliati che operano con l'acquiescenza delle autorità governative - durante le giornate di svolgimento delle azioni di protesta della popolazione. Il bilancio attuale della repressione governativa è di 181 morti - secondo fonti locali - a cui si aggiungono quelli delle scorse giornate; secondo il rapporto del Cidh, sarebbero almeno 212 le vittime, 1.337 i feriti, e più di 507 persone sarebbero state arrestate e al momento detenute (si parla anche di almeno 3 vittime di esecuzioni extragiudiziali).

In base alle ultime notizie giunte dai giornali locali e dalla stessa polizia, oltre gli scontri tra popolazione e polizia, ci sarebbero azioni di repressione che avrebbero provocato la morte di almeno sette manifestanti. Uno di questi sarebbe un neonato di appena un anno, colpito accidentalmente da uno sparo di un manifestante atto a difendere le barricate innalzate contro la polizia locale. Le rivelazioni giungono dalle stesse forze dell'ordine del Paese, le quali hanno ascoltato anche la madre del piccolo che in televisione ha accusato la polizia di essere l'autrice della morte del figlio. Le forze dell'ordine si difendono dichiarando che il bimbo 'è stato ucciso da un'arma criminale'.

Intanto anche Amnesty International stende un report in cui denuncia in numero delle persone 'assassinate'ad opera della polizia e dei gruppi armati filo-governativi, un bilancio di circa duecento persone destinate a salire in questi giorni, nonostante i tentativi di dialogo promossi dalla società civile e dalle Organizzazioni umanitarie internazionali.