Nella primavera di quest'anno, il presidente nicaraguense Daniel Ortega (in carica dal 1985 al 1990 e dal 2007 ad oggi, ma di fatto protagonista degli ultimi quarant'anni della vita politica del Paese) ha approvato un insieme di riforme del sistema previdenziale dello Stato [VIDEO], consistente in tagli alle pensioni e riduzioni dei programmi di assistenza alla popolazione. Dal 19 aprile, moti di protesta hanno incominciato ad imperversare nella capitale Managua, estendendosi in seguito in tutto il Paese. Da allora, secondo la Cenidh, la dura repressione da parte delle forze di polizia ha mietuto 170 vittime, 1300 feriti e decine di dispersi.

Fortunatamente è stata sancita una tregua dopo mesi di protesta: durante uno sciopero generale tenutosi nella prima settimana di giugno, infatti, l'esercito ha pattugliato le strade della capitale in tenuta antisommossa. Benché Managua sia ormai da considerarsi pacificata, focolai di rivolta sono stati rilevati a Nagarote, Masatepe e Tipitapa dove, stando alle testimonianze dei presenti, la polizia avrebbe aperto il fuoco sui manifestanti.

Il Paese più povero dell'America centrale

Il Nicaragua è storicamente teatro di ingenti calamità naturali. L'uragano Mitch del 1998 causò 3000 morti, 970 dispersi e 370000 sinistrati. Insieme alla siccità che colpì il Paese nel 2001, Mitch diede un duro colpo all'agricoltura di sussistenza che nutriva le famiglie di contadini.

Con la crisi del 2009, la diminuzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti e la sfiducia dei mercati internazionali nei confronti di Ortega, la situazione del Paese si può ormai definire drammatica.Secondo il Pnud, l'80% della popolazione vive con meno di due dollari al giorno e il 48% è sotto la soglia della povertà. Secondo il Fao, il 27% dei nicaraguensi è affetto da denutrizione.

Nel 2009, il Fondo Monetario Internazionale ha definito il Nicaragua il Paese più povero dell'America centrale.

La quiete dopo la tempesta?

La Corte Intramericana dei Diritti Umani ha rilevato, nel mese di maggio, ripetute violazioni dei diritti umani nei confronti dei manifestanti. Nonostante il Presidente Ortega abbia accettato di portare avanti un'inchiesta sull'accaduto, le proteste di studenti e agricoltori non sono cessate, con la richiesta delle dimissioni immediate di Ortega stesso.

"A cercare di mediare tra le parti è intervenuta la Conferenza episcopale del Nicaragua - scrive l'Unione Sarda - che in un comunicato diffuso dopo i fatti successi nell'università, chiede di aprire un 'dialogo nazionale'. Un dialogo che, però, sembra essere difficile, visto che Amnesty International, proprio sulla questione di Managua, getta ombre pesanti su Ortega, sostenendo di aver documentato un attacco armato di milizie sandiniste contro gli studenti". Il 15 giugno si sono tenuti a Managua i negoziati di pace, fortemente voluti dalla Chiesa cattolica. Il Governo ha stabilito la fine delle ostilità e l'organizzazione di una commissione d'inchiesta sui fatti degli ultimi mesi, la quale sarà composta anche da rappresentanti dell'Unione Europea. Inoltre, Ortega ha lasciato intendere un'apertura a delle elezioni anticipate, conscio del malcontento popolare che la sua presidenza ha suscitato nella popolazione sin dal 2007.