Fabrizio Pasini, l'uomo che ha confessato lunedì scorso l'omicidio della sua amante Manuela Balio, dal carcere continua a ripetere che non voleva ucciderla, ma che si sia trattato di un incidente; durante una lite, è caduta dalle scale battendo la testa. E' questa la versione che l'uomo, sposato con due figli, collega della vittima che per due anni era stata la sua amante, continua a dire agli inquirenti, che però non sono convinti, alla luce anche delle ultime notizie uscite dall'autopsia effettuata sul corpo.
Dai primi risultati, sembrerebbe che la frattura alla base del cranio, non è riconducibile alla morte e che probabilmente tracce ematiche trovate sulla carotide fanno pensare che sia stata strangolata, forse mentre era ancora agonizzante. Esclusa anche la tesi, che si era fatta largo nelle scorse ore, della vittima incinta, l'esame autoptico ha accertato che Manuela non aspettava alcun bambino.
Il litigio dovuto ad un tatuaggio
Ciò che lascia indignati è il motivo banale del litigio che è poi scaturito nello scontro fisico tra i due. Manuela si sarebbe arrabbiata per un tatuaggio fatto da Fabrizio a sua insaputa e che i due avevano deciso di fare insieme.
Da qui ne sarebbe nata una violenta lite con la colluttazione e la caduta dalle scale di Manuela. L'omicidio sarebbe avvenuto alle 5.30 del mattino del 29 luglio nella casa della mamma di Fabrizio a Ospitaletto, nel Bresciano, e solo 24 ore dopo il corpo sarebbe stato portato via per essere occultato nei pressi di una cascina nel cremonese, dove è stato ritrovato lunedì scorso.
Proseguono le indagini
Per tutta la giornata di ieri gli inquirenti, insieme ai RIS di Parma, sono ritornati nella casa teatro dell'omicidio alla ricerca di ulteriori elementi volti ad accertare l'esatta dinamica dell'omicidio. Lo scopo è capire se la caduta possa esser stata la reale causa della morte di Manuela o se, in quelle 24 ore successive, la donna era ancora viva e poteva essere salvata ma è stata lasciata agonizzante.
Fabrizio Pasini e Manuela Balio lavoravano tutte e due alla UIL di Brescia. Lì si sono conosciuti e hanno intrapreso una relazione clandestina durata due anni. Fabrizio, sposato con due figli, dopo aver ucciso e occultato il cadavere, è andato in vacanza con tutta la sua famiglia, ma di ritorno dalle ferie ha trovato ad attenderlo i poliziotti della squadra mobile che, già dal 29 luglio, erano convinti fosse il responsabile della scomparsa.