Roberto Saviano e la casa editrice Mondadori sono stati condannati dal Tribunale di Milano a risarcire con 15mila euro l’imprenditore napoletano Vincenzo Boccolato, indicato come facente parte di un clan di camorra in un passaggio del famoso libro Gomorra. Il reato ascritto è quello di diffamazione, in quanto Boccolato risulta incensurato e i suoi legami con la criminalità organizzata non sono mai stati provati.

In realtà, Saviano e la casa editrice berlusconiana erano stati già condannati per lo stesso reato nel novembre 2013, ma avevano continuato a ristampare nuove copie del fortunatissimo best seller senza modificare il passaggio incriminato e senza nemmeno aggiungere una postilla che avvertisse i lettori della sentenza appena citata.

Saviano condannato per diffamazione

Dunque, secondo quanto riporta l’Agenzia di stampa Ansa questa mattina, lo scrittore partenopeo classe 1979, e la casa editrice con cui ha pubblicato il romanzo Gomorra nel marzo 2006, sono stati condannati a risarcire con 15mila euro l’imprenditore Vincenzo Boccolato, diffamato in quanto indicato come membro influente di un clan di camorra, implicato in un fiorente traffico di cocaina.

A rendere nota la notizia sono stati gli avvocati di Boccolato, Daniela Mirabile, Sandra Salvigni e Alessandro Santoro, i quali informano che a firmare il provvedimento, depositato tre giorni fa, è stato Angelo Claudio Ricciardi, giudice della prima sezione civile del Tribunale di Milano. Le parti condannate dovranno pagare anche le relative spese processuali.

I particolari della vicenda

Come precisa la stessa Ansa, non è la prima volta che Saviano e la casa editrice con sede a Segrate (MI) vengono condannati per il medesimo reato. Era il 28 novembre 2013, infatti, quando lo stesso Tribunale meneghino emise una sentenza di primo grado, immediatamente esecutiva, che intimava all’autore di eliminare dal testo di Gomorra le espressioni ritenute diffamatorie contro Boccolato.

L’imprenditore venne poi risarcito con 30mila euro nel 2014, quando la sentenza divenne definitiva. Secondo quanto accertato nella nuova inchiesta, Roberto Saviano e la Mondadori se ne infischiarono della sentenza e continuarono a ristampare nuove edizioni di Gomorra fino al gennaio 2016, senza modificare le diffamazioni contro l’imprenditore e senza nemmeno avvertire i lettori con una postilla. Insomma, secondo il giudice Ricciardi, sarebbe stato compiuto un “nuovo illecito diffamatorio” analogo a quello precedentemente accertato, provocando un danno grave alla reputazione di Boccolato.