Nelle ultime settimane si è parlato molto di 500Tony, un rapper di soli 9 anni, residente in un campo Rom situato nella periferia sud di Milano, che ha realizzato diversi brani – con tanto di videoclip ufficiali – che hanno fatto molto discutere, anche al di fuori dell'ambito Rap, diventando la scorsa settimana uno degli argomenti principali della carta stampata italiana. Il servizio delle Iene andato in onda la settimana scorsa ha poi definitivamente portato la discussione su 500Tony ad un livello in tutto e per tutto mainstream, occupando addirittura i servizi di numerosi telegiornali e di alcun programmi di approfondimento giornalistico.

Durante il servizio delle Iene il piccolo cantante, intervistato assieme al padre ed alcuni parenti, ha avuto modo di puntualizzare come sia solito – contrariamente a quanto affermato in uno dei suoi brani, che aveva suscitato le ire di molti, incluse alcune personalità politiche, come ad esempio Giorgia Meloni – frequentare regolarmente una scuola, come dovrebbe fare qualunque bambino della sua età, mettendo a tacere, seppur per poco, le critiche sempre più insistenti.

Oggi però il nome di 500Tony è prepotentemente tornato alla ribalta delle cronache, e questa volta la musica c'entra ben poco.

Nella prima mattina di ieri infatti i carabinieri hanno fatto irruzione nel campo di via Bonfadini dove risiede il piccolo, rinvenendo alcuni kilogrammi di oro e diversi pezzi di vetture rubate. Il padre ed il nonno della giovanissima celebrità sono stati immediatamente tratti in arresto.

Nel campo trovato: oro, cocaina e gioielli rubati per un milione di euro

Le indagini sul campo rom di via Bonfadini sono in corso da circa due anni, ben 35 le persone tratte in arresto in seguito all'ultimo blitz delle forze dell'ordine. Al momento i principali capi di imputazione per gli indagati sono ricettazione di oggetti di valore, traffico di cocaina e commercio di autovetture rubate.

Nel campo sono stati rinvenuti oggetti preziosi il cui valore è stato stimato in oltre 1 milione di euro.

L'indagine della Procura della Repubblica dal 2016

Le investigazioni, che avevano preso il via due anni fa, hanno potuto fare il loro corso soprattutto grazie ad alcune intercettazioni, dalle quali è emerso come i malviventi fossero riusciti a mettere su una complessa rete di scambio che includeva topi d'appartamento e ricettatori. Segrate, Cormano, Buscate, San Donato, sono solo alcune delle aree che i membri dell'organizzazione avevano preso di mira, non disdegnando di tanto in tanto il centro di Milano.