La morte di Mattia Mingarelli - il trentenne della provincia di Como ritrovato senza vita in un bosco della Valmalenco la vigilia di Natale - è ancora avvolta nel mistero. L'autopsia, effettuata il giorno di Santo Stefano, farebbe pensare ad un tragico incidente in montagna, ma i contorni della vicenda sono tutt'altro che chiari.
I Ris di Parma, nelle scorse ore, sono entrati nel rifugio "Ai Barchi" e, dopo aver effettuato una serie di analisi ed accertamenti, hanno portato via il Pc ed il telefono cellulare del gestore, Giorgio Del Zoppo.
L'uomo, al momento, non risulta indagato.
I dubbi dopo l'autopsia
Mercoledì 26 dicembre, l'anatomopatologo Paolo Tricomi di Lecco ed il suo team hanno effettuato, presso l'obitorio dell’ospedale civile di Sondrio, l'esame autoptico sul corpo di Mattia Mingarelli. L'autopsia, disposta dal sostituto procuratore Antonio Cristillo subito dopo il ritrovamento del cadavere (non lontano dalla seggiovia della ski-area di Chiesa in Valmalenco-Palù), non ha fornito risposta a tutti gli interrogativi.
Sebbene sul corpo del giovane non siano stati rinvenuti segni di violenza, sono state riscontrate due importanti fratture alla testa (orbitale e occipitale) che, secondo gli esperti, potrebbero essere compatibili con una caduta al suolo, ma anche con un violento colpo inferto da un corpo contundente.
Mattia, dunque - che aveva perdere le sue tracce lo scorso 7 dicembre - potrebbe essere stato vittima di un tragico incidente ma, per il momento, gli inquirenti non se la sentono di escludere completamente altre piste, e in Procura stanno tenendo in considerazione anche la possibilità di "reati minori" come l'omissione di soccorso o l'occultamento di cadavere.
Sarà necessario attendere un paio di mesi per avere i risultati degli esami tossicologici e di tutti gli altri accertamenti effettuati e risalire, così, all'esatta causa della morte.
I Ris di Parma impegnati al rifugio
La famiglia e gli amici di Mattia Mingarelli chiedono verità. E, per arrivare a delle risposte certe il prima possibile, ieri, giovedì 27 dicembre, sono entrati in azione anche i Ris di Parma.
La Scientifica ha controllato nuovamente il rifugio "Ai Barchi" (già analizzato e posto sotto sequestro nelle scorse settimane dagli uomini del Sis di Milano) e hanno prelevato dalla struttura alcuni supporti informatici (tra cui il pc e lo smartphone) del gestore, Giorgio Del Zoppo.
Secondo la ricostruzione degli investigatori, il giovane agente di commercio avrebbe trascorso le sue ultime ore proprio nel rifugio in compagnia di Del Zoppo. L'uomo, non indagato (il fascicolo aperto dalla Procura di Sondrio è ancora a carico di ignoti), è stato sentito più volte come persona informata dei fatti.
Il titolare del rifugio ha spiegato ad alcuni quotidiani locali di non conoscere Mattia, ma di averlo incontrato solo in due occasioni.
Poi ha ribadito la sua estraneità alla vicenda: "Non sono uno stinco di santo, lo ammetto, ma da qui a pensare anche solo per un momento che possa avergli fatto del male ce ne passa. Ho la coscienza tranquillissima". Secondo l'uomo, molte persone si sarebbero fatte suggestionare da alcune Serie Tv come "CSI", ed ora starebbero costruendo fantasie su di lui.