Sono testimoni di giustizia e la loro unica colpa, a differenza dei pentiti che, in alcuni casi hanno partecipato a dei reati e ne hanno tratto profitto, è quella di aver denunciato atti criminali e ritorsioni. Ricatti che spesso venivano fatti alle loro aziende per avere un ritorno economico e che poi, a macchia d'olio, si estendevano alle famiglie.

Secondo quanto riportato dal Ministero degli Interni ad Huffpost, oggi sono 78 i testimoni di giustizia in Italia. Ma insieme a loro spesso vengono coinvolti anche i parenti più prossimi e quindi si parla di almeno 255 persone letteralmente 'esiliate' che vivono come 'bersagli viventi' in un perenne stato di ansia, angoscia e precarietà.

Testimoni di giustizia non sono 'pentiti'

Bisogna chiarire bene la differenza tra testimoni di giustizia, che hanno solo subito e denunciato atti criminali, dai pentiti. I pentiti in Italia oggi sono più di 1200 e oltre 4900 i familiari che, insieme a loro, godono di un programma di protezione da parte dello Stato. Una specifica importante per tutti i testimoni di giustizia tra cui Vincenzo Conticello, un imprenditore siciliano che nel 2006 denunciò e riuscì a far incarcerare, riconoscendoli vis a vis all'interno dell'aula del tribunale i mafiosi che lo avevano minacciato di morte per estorcergli soldi. Conticello voleva organizzare una manifestazione pacifica di fronte a quella che era la sua attività a Palermo, proprio il 27 dicembre 2018, ma alla fine ha desistito: troppa la paura.

L'imprenditore nella sua dichiarazione all'Huffpost ha spiegato come il sistema di sicurezza non sia efficace. A lui, per esempio, è stata revocata la scorta ma ha saputo da suoi ex dipendenti che alcune delle persone da lui denunciate sono a piede libero.

'Come se volessero murarci'

Anche Piera Aiello, testimone di giustizia ha denunciato coloro che uccisero i suoi figli e suo marito.

La donna, oggi deputata del M5S dichiara che spesso le comunicazioni da chi dovrebbe garantire la loro sicurezza sono solo verbali e questo le dà l'impressione che vogliano 'farli scomparire', 'come volessero murarci', dice la Aiello che, quindi, pretende sempre che ogni informazione circa la sua protezione venga messa per iscritto.

Se i testimoni di giustizia non verranno tutelati dallo Stato sarà quindi molto difficile, se non impossibile sconfiggere mafie e associazioni criminali come auspica con una certa sicurezza il Ministro Matteo Salvini.

Privati della libertà, delle loro aziende: la vita dei testimoni di giustizia è quasi sempre stravolta e insieme alla loro quella dei familiari. Ignazio Cutrò ha raccontato che dal momento in cui ha saputo che era stata revocata la scorta a sua moglie e ai suoi figli ha deciso di rinunciarvi anche lui. La paura entra nel quotidiano e le intercettazioni emerse durante un'operazione antimafia ad Agrigento non lasciano ben sperare: '"Appena lo Stato si stanca che gli toglie la scorta poi vedi che poi...'

Eppure le scorte vengono tolte, sospese, revocate nonostante si sappia che "le mafie non dimenticano coloro che denunciano".