Già violata la tregua in Libia, ad appena una settimana dalla Conferenza di Berlino. Le forze del generale Khalifa Haftar hanno ripreso ad attaccare su più fronti, a cominciare dall'area vicina al porto strategico di Misurata. Gli scontri tra le sue milizie e quelle del Gna (Governo di accordo nazionale) guidato dal Premier libico Fayez Al Serray, hanno provocato 17 morti.

10 erano combattenti delle truppe lealiste e sette di quelle rivali della Cirenaica.

La nuova offensiva del generale di Bengasi si è scatenata in tre località della costa mediterranea, a 200 km ad est da Tripoli: Abu Qurain, Al Hisha e Wed Zumzum. Ma, secondo il portavoce del Gna, Mohammed Gnognou, ci sarebbero stati dei bombardamenti anche sulla stessa capitale del Paese. Tre persone sarebbero rimaste ferite per il lancio di razzi nella zona di Al Qasi. Il Gna accusa l'Esercito nazionale libico (Lna) di Haftar di aver violato ripetutamente la tregua, rendendo impossibile il cessate fuoco stabilito a Berlino.

La missione Onu denuncia la violazione dell'embargo di armi

Ma quello che è più grave è che nel Paese continuano a giungere armi dall'estero per entrambe le parti in lotta. Lo denuncia la Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil), che segnala il mancato rispetto dell'embargo anche di Paesi che erano tra i firmatari della fragile intesa del 19 gennaio scorso. Non solo il generale di Bengasi insomma, ma molti dei governi stranieri che si erano assunti degli impegni ufficiali per favorire una sospensione dei scontri, non stanno rispettando quegli accordi. Nella nota della Missione Onu si afferma come voli cargo siano atterrati negli aeroporti sia occidentali che orientali del territorio libico, per fornire ai belligeranti armi, veicoli corazzati, consiglieri ed anche combattenti.

Come questa situazione possa portare ad una soluzione del conflitto in corso ormai quasi solo nella Tripolitania, non è dato sapere. E d'altronde, il giorno prima della Conferenza di Berlino, lo stesso generale Haftar - che non ha firmato alcun documento nella capitale tedesca - aveva lanciato un messaggio chiaro a tutti, bloccando l'esportazione di petrolio da alcuni terminal del Golfo della Sirte.

Crollata la produzione di petrolio

Un blocco che prosegue e che è già costato al Paese 318 milioni di dollari. La National Oil Company, il 24 gennaio aveva pubblicato un bollettino in cui si informava del drastico crollo della produzione: da 1,22 milioni di barili al giorno, alla data del 18 gennaio si era passati ad appena 284mila.

Il comandante dell'Esercito nazionale libico sta premendo sull'acceleratore per cercare di occupare Tripoli e far sloggiare il governo di Al Serraj prima che sia troppo tardi. La Turchia ed altre potenze che si oppongono a lui sono già all'opera per cercare di ristabilire un equilibrio sul campo.