Con 325 voti favorevoli e 184 contrari il Parlamento di Ankara ha approvato la mozione che prevede l'invio di truppe turche in Libia a sostegno del governo di accordo nazionale del premier Fayez al-Serraj. A riferirlo è l'agenzia di stampa turca Anadolu.

Lo stesso leader libico aveva richiesto aiuto al governo turco per fermare l'avanzata dell’esercito guidato dal generale Khalifa Haftar, comandante dell’autoproclamato Esercito nazionale libico. Dallo scorso aprile Haftar ha lanciato un’offensiva militare con l’obiettivo di prendere il controllo di Tripoli.

La mozione, sostenuta dal partito Akp del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, prevede un mandato di un anno per l'invio di truppe che avranno il compito di rafforzare la presenza militare a sostegno di al-Serraj e del governo di accordo nazionale, riconosciuto dalle nazioni unite.

Il partito di Erdogan teme che l’instabilità di una Libia il cui governo legittimo è sotto minaccia, possa estendersi alla Turchia e mettere a rischio gli interessi di Ankara nel Paese nordafricano.

Reazioni di condanna

Dura la reazione dell’Egitto che condanna con forza la decisione del Parlamento Turco, come si legge sulla pagina Facebook del ministero degli Esteri egiziano. Il Cairo infatti sostiene apertamente il generale Khalifa Haftar e la sua offensiva contro il governo di Tripoli.

In una nota il ministero degli Esteri egiziano sottolinea come il dispiegamento di milizie turche in Libia potrebbe minare la stabilità dell'intera area mediterranea e per questo invoca l'intervento urgente della comunità internazionale per evitare un'escalation del conflitto nelle regioni nordafricane.

La tv pubblica egiziana riporta la posizione di condanna anche da parte della Lega araba, che auspica una soluzione Politica e non militare del conflitto libico attraverso l'attuazione dell'accordo di Skhirat.

L'intesa siglata a Skhirat il 17 dicembre 2015 prevede la creazione di un “governo di accordo nazionale”, sotto l'egida dell'ONU.

Per l'Ue non esiste una soluzione militare per il conflitto in Libia ma è necessario ristabilire un dialogo politico per arrivare ad una soluzione diplomatica. A sostenerlo è Peter Stano, portavoce di Josep Borrell, Alto commissario per la politica estera dell'Unione Europea che ammonisce tutti i membri della comunità internazionale al rispetto dell'embargo Onu sulle armi.

Aggiunge poi come l'Ue sia fortemente impegnata per impedire un'ulteriore escalation del conflitto in Libia.

In un Twitter il viceministro degli Esteri italiano Marina Sereni esprime la preoccupazione per l'aumento delle tensioni in un quadro già critico e sottolinea l'importanza della missione Ue promossa dall'Italia per chiedere a tutte le parti in gioco il rispetto dell'embargo Onu e la soluzione pacifica della situazione.

Messaggio della Turchia ad Haftar

La Turchia potrebbe decidere di non inviare militari in Libia se l'esercito nazionale libico del generale Haftar ponesse fine alla sua offensiva contro il governo del premier Fayez al-Serraj ritirando le truppe. A spiegarlo, alla vigilia del voto, è il vicepresidente turco Fuat Oktay nell'intervista rilasciata all'agenzia Anadolu e ripresa dai media internazionali.

Se la reazione alla decisione turca di inviare truppe in Libia fosse il ritiro delle milizie dell'Esercito nazionale libico non ci sarebbe più motivo di mandare rinforzi. Così spiega Oktay sottolineando la speranza di Ankara che il voto in Turchia possa rappresentare un chiaro segnale politico per le parti in conflitto.

Intanto nel tentativo di conquistare Tripoli, il leader dell’Esercito nazionale libico Haftar ha innescato un conflitto che ha già causato la morte di oltre 2.000 militari dei due schieramenti e di più di 280 civili, secondo le ultime stime dell’ONU.